venerdì 27 giugno 2014
«Se non ti nascondi posso credere che ciò che proponi è vero». Questa frase pronunciata martedì scorso al Social Media Marketing Day davanti a mille giovani, già impiegati in aziende o appassionati dei nuovi mezzi di comunicazione, è stata fra le più rilanciate via twitter. E fa parte del cosiddetto chilometro zero, ossia della fiducia della prossimità, per cui un prodotto acquistato alla fonte dà certamente qualche elemento in più di sicurezza.Eppure tutto questo, oggi, vede opporsi un movimento contrario, che cerca di sbiadire quella che si chiama origine. Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, intervenuto a Piacenza per inaugurare il nuovo Consorzio Terre Padane, che unisce Piacenza con Milano, ha detto che le maglie larghe di tante truffe stanno nel tentativo di non dire tutto ciò che va detto sulle etichette dei prodotti. Più un'etichetta su un prodotto è generica, più si allargano le occasioni che portano alle imitazioni subdole del nostro cibo Made in Italy.E che dire dell'asta dedicata ai domìni via internet che riportano la voce "vin" o "vino" e che chiunque potrebbe accaparrarsi, senza riferimenti con le vigne? La discussione è a Londra proprio in queste ore, ma la soluzione che andrebbe nella direzione di una logica, cioè di legare un dominio a un territorio e quindi a una realtà produttiva vera, non è affatto scontata, nell'eterna lotta fra commercio e produzione.Ma c'è di più, perché una certa organizzazione della prossimità, che forse era l'unico impianto che permetteva di governare un Paese come l'Italia che ha oltre 8.000 comuni, si sta smantellando. È di questa settimana la chiusura di diverse Province, almeno nella forma di rappresentanti eletti, mentre in bilico sono pure le Camere di Commercio, che sarebbero oggetto di un decreto che le vuole ridimensionare. E la maglia della prossimità, anche dal punto di vista amministrativo, si allarga: i Comuni si rapporteranno con le Regioni e infine con lo Stato. Salta un livello territoriale intermedio, che tuttavia ha svolto un ruolo di non poco conto per la promozione di ciò che erano i cosiddetti prodotti del territorio. Basti pensare al supporto delle Camere di Commercio per partecipare alle fiere, del vino come del cibo, a beneficio di una serie di piccoli produttori che avevano deciso di metterci la faccia. E da più parti questo comincia ad essere visto come il volto di uno statalismo di ritorno, che non scommette più sulla libera iniziativa, ma sceglie un controllo sempre più centralizzato.Per questo, allora, diventa quanto mai fondamentale, per liberare quell'energia italiana delle creatività, ancor più in vista di Expo, che i nuovi produttori ci mettano la faccia e comunichino di più. Anche con l'ausilio dei nuovi mezzi, che sono un antidoto vero alla sfiducia: dei consumatori, ma anche degli stessi imprenditori, piccoli e grandi che siano.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI