Notre-Dame sia di ispirazione ai Grandi Un evento che davvero non va sprecato
venerdì 13 dicembre 2024
Caro Avvenire, mi ha molto colpito la cerimonia d’inaugurazione della rinnovata Notre-Dame a Parigi. Intanto perché intorno a una chiesa si sono riuniti i grandi del mondo: segno che la bistrattata e litigiosa Europa è ancora in grado di proporre valori universali. Poi perché a uno straordinario monumento medioevale sono state affiancate opere artistiche della contemporaneità, e non poteva esserci scelta migliore, perché il contrasto esalta, integra, unisce. Tra i presenti, anche Trump. Il suo volto, quando inquadrato, era teso. Ma gli occhi, incredibilmente, sembravano dire altro. Cos’avrà pensato? Il miracolo di Notre-Dame l’avrà toccato? Avrà capito di trovarsi in un’oasi di pace, in mezzo a tante guerre? Di trovarsi irripetibilmente immerso nell’arte di tutti i tempi, e nella fede autentica che l’ha ispirata? Lorenzo Della Fonte Caro Della Fonte, il restauro di Notre-Dame in cinque anni e la cerimonia con cui la cattedrale è stata restituita ai fedeli, a Parigi e al mondo hanno colpito tutti. Nella sua bella lettera, che ho dovuto purtroppo scorciare, lei sottolinea gli aspetti artistici e religiosi del ripristino materiale e del rito di riapertura. È infatti interessante notare, l’hanno già fatto varie firme di “Avvenire”, come gli interventi abbiano adottato un approccio filologico, con l’utilizzo di materiali e metodi costruttivi antichi (per esempio, le travi di quercia), anche se la chiesa aveva già subito ammodernamenti stratificati nel tempo. Sono però stati introdotti, con sensibilità e intelligenza, elementi di design contemporaneo negli arredi e nei paramenti liturgici. E questo, come lei sottolinea, aumenta l’universalità del messaggio che un luogo di culto cristiano deve trasmettere. Impressiona anche riconsiderare quanto famiglie e gruppi industriali francesi abbiano donato per la rinascita di uno dei simboli del Paese. Dai Pinault, proprietari del gruppo Kering, e dalla Total, 100 milioni di euro ciascuno. Dagli Arnault, a capo del gruppo LVMH, e dai Bettencourt Meyers, legati al gruppo L’Oréal, 200 milioni di euro ciascuno. Inoltre, circa 340.000 persone di 150 Paesi hanno contribuito con un’offerta media di 236 euro. Il totale ha sfiorato gli 850 milioni di euro, superando i 700 milioni necessari. Nonostante l’entità dei contributi, i principali benefattori non hanno avuto il ruolo decisionale cui forse aspiravano e che hanno tentato di esercitare in un comitato ad hoc. Il processo è rimasto principalmente sotto il controllo del governo e, in particolare, del presidente Macron, che ha investito nell’iniziativa molto del suo rimanente prestigio. La mobilitazione, forse senza precedenti in tempi recenti, ha suscitato un moto di attenzione e di rivalutazione del patrimonio religioso in tutta la Francia. Tanto che tale slancio ha portato al rifacimento di varie chiese storiche, altrimenti destinate a lunghe attese per i fondi. Ci sono eventi e momenti capaci davvero di toccare profondamente i cuori. Rimane, ahimè, il dubbio che tutto rischi di consumarsi in poco tempo e la routine del secolarismo e dell’indifferenza prenda di nuovo il sopravvento. Avviandoci al Natale, possiamo sperare che così non accada stavolta, e che Notre-Dame diventi un luogo di ispirazione per tanti, compresi, verrebbe da dire i Grandi della Terra, convenuti compunti e poi non sempre coerenti con i principi che hanno celebrato solennemente. Vale per Trump, vale per gli altri (c’era pure una delegazione ufficiale cinese, oltre a Biden e Zelensky). Lei parla, caro Della Fonte, di valori che l’Europa sa ancora proporre. Di essi Notre-Dame è un faro da secoli. L’averla soccorsa tempestivamente è un segnale positivo. In giorni in cui apprendiamo di storie tragiche di naufragi nel Mediterraneo, vorremmo vedere tradotti quei valori anche in altri salvataggi. Allora sì che potremmo dire bene, a gran voce, del nostro Vecchio Continente. © riproduzione riservata
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