venerdì 28 aprile 2006
Cicoria, pecorino e miele. La dieta (si fa per dire) di Bernardo Provenzano era di queste cose. E subito m"ha incuriosito sapere: ma se mangiamo sempre le stesse cose dove andiamo a finire? Ora, Bernardo Provenzano probabilmente, grazie ai pizzini, ordinava anche pane (carboidrati) e forse altre cose, ma la domanda è: se ci sono cose che ci piacciono e che siamo propensi a mangiare spesso, queste fanno sempre male oppure si può discernere? Il problema dei cibi che piacciono è comunque diffuso soprattutto tra i ragazzi. Mesi fa uscì una notizia terrificante che riguardava un giovane inglese che è morto. Si nutriva solo di cibi fritti. Ora, al di là del fritto che è devastante, c"è una tendenza dei ragazzi a nutrirsi sempre di pizza, a rimpinzarsi di pane e focacce, a non porsi minimamente il problema di una rotazione. Mettiamoci poi la moda di assumere superalcolici, e credo che nel fisico delle giovani generazioni accada qualcosa che è devastante. Ma c"è di più. Un giornale, nei giorni scorsi, ha denunciato la diffusione degli happy hour che altro non sono, spesso, che un concentrato di batteri. Questi appuntamenti, soprattutto nei week end, sono appannaggio dei nostri figli, dei momenti di ritrovo. Le domande che vengono spontanee da porre al dietologo sarebbero tante, soprattutto da parte di un padre che comincia a non controllare più i pranzi e le cene dei figli che si ritrovano spesso fuori di casa. E loro mangiano, fuori controllo, sempre e istintivamente ciò che più piace. Ora, c"è un modo per arginare questo fenomeno? Che so, provo a buttarla lì, come si usa dire "senza saper né leggere e né scrivere": ma se, quando i figli cenano a casa coi genitori, ci fosse l"obbligo sempre di un"insalata (a noi piacciono ad esempio i finocchi in insalata) e della frutta, questo aiuterebbe ad arginare un"alimentazione generalmente squilibrata? Non è che, invece, anche un"insistenza di questo genere, tra le mura domestiche, porta a un eccesso opposto? Ci illumini professore.
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