domenica 4 novembre 2007
Il «quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista», Liberazione, strilla in prima pagina (mercoledì 31): «Aboliamo l'obiezione per i medici». La firma è del direttore di MicroMega, la rivista che si presenta come offerta di «strumenti per pensare», Paolo Flores D'Arcais. Costui pensa che sarebbe bene impedire ai farmacisti di avere una coscienza e, già che c'è, propone di impedirlo anche ai medici d'ospedale. Poi mostra i suoi «strumenti per pensare», prospettando obiezioni in serie di magistrati, tabaccai ed edicolanti magari «per la schedina del lotto». Evidentemente Liberazione ha nostalgia dell'Urss, dove bastava pensare secondo coscienza per finire nei gulag. Domenica 28 lo stesso giornale dedicava il suo supplemento "culturale" Queer (cioè "bizzarra", ma in senso omosessuale) ai frequentatori di prostitute. E dava la sveglia ai suoi lettori: «Ehi, il cliente sei tu». Aggiungeva: «I clienti non sono marziani, sono padri, mariti, figli, fratelli, fidanzati...». Spiegazione: «Adesso c'è la moda di prendersela con loro, gli uomini che comprano il sesso a pagamento», ma «le politiche abolizioniste e anti-prostituzione che colpiscono gli acquirenti rendono inagibili, pericolose, precarie le condizioni delle lavoratrici del sesso». Dunque: «Nessuno tocchi il cliente». Segue abbondante pornografia. Forse per i comunisti liberazione significa sesso a gogo, tradimento di mogli e di compagne e schiavitù delle donne.

ANGOLI OTTUSI
Sul tema dell'obiezione di coscienza ai farmacisti c'è chi, volontariamente o no, fa umorismo. Per esempio il prof. Veronesi, esperto in "diritto a morire", che, intervistato dal Corriere della sera (martedì 30), afferma: «Anche la pillola del giorno dopo è un anticoncezionale». Oppure il deputato dell'Ulivo Fulvio Tessitore, il quale su l'Unità (venerdì 2), sostiene che «questo Papa è un convinto esaltatore del dogmatismo cattolico» e che il suo «invito» è «pericoloso, perché [si] fonda su un individuo senza individualità» (?). O il prof. Flamigni, che ancora su l'Unità (mercoledì 31: «Il Papa in farmacia») prima tenta la satira e poi conclude: «State cercando di dirmi qualcosa che io, per ottusità personale, non riesco a capire?» Se lo ipotizza lui...

INDIGENI DI NAPOLI
Per capire il «senso» della devozione dei napoletani per San Gennaro un lettore scrive a Sergio Romano, il quale gli risponde (Corriere della sera, domenica 28 ottobre) che, «passata la ventata positivista e storicista del Concilio» (?) «la curia [...] decise di applicare ai propri fedeli i criteri che i missionari avrebbero voluto per i catecumeni cinesi», cioè il rispetto «delle tradizioni degli "indigeni"». Romano è nato a Vicenza, è stato direttore generale degli affari culturali del Ministero degli esteri, ambasciatore a Mosca, docente in varie università, ma dà l'impressione di qualche consonanza con i leghisti.
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