Si parla di musica rinascimentale e subito il pensiero dell'appassionato corre all'età d'oro dell'arte polifonica e, in particolare, alle grandi scuole che hanno innalzato la tecnica del contrappunto al rango di scienza praticamente esatta; al glorioso e duraturo blasone di quella fiamminga, innanzitutto, ma anche alle varie tradizioni sorte e fiorite in un ambito maggiormente "circostanziato", dalle isole britanniche alle regioni iberiche o alla penisola italiana. In realtà, però, al di là delle più evidenti barriere temporali " tra gli autori che vengono normalmente collocati agli estremi della scuola fiamminga, Dufay e Sweelinck, corrono circa duecento anni! " un'accezione così generale non rende per nulla merito delle molteplici caratteristiche tecniche, stilistiche e formali che, nel corso dei secoli, hanno variamente influenzato lo sviluppo del canto «a cappella» (solo voci, senza strumenti).
Non è dunque un caso che un artista come il direttore belga Philippe Herreweghe " originario di Gand, città al cuore delle antiche Fiandre " abbia dedicato gran parte delle proprie energie di interprete nell'addentrarsi tra le pieghe del repertorio sacro tra XVI e XVII secolo, soffermandosi sulle peculiarità musicali riconducibili a epoche e regioni differenti, dando vita a registrazioni di grande fascino incentrate sulle opere di compositori di assoluto rilievo come Desprez, Lasso o Palestrina. Tra queste si impone quella dedicata al portoghese Manuel Cardoso (ca.1566-1650), a lungo attivo a Lisbona presso la corte del musicofilo sovrano Giovanni IV; la lettura che Herreweghe, moderno maestro di cappella dei giorni nostri, e l'impeccabile Ensemble Vocal Européen ci offrono della sua Missa Miserere mihi Domine e del Magnificat secundi toni sono a dir poco illuminanti (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale): dalle solide fondamenta della scrittura polifonica ai rapinosi riverberi spaziali delle linee melodiche, la composta solennità, i contrasti drammatici, la folgorante dinamica espressiva e l'intima religiosità della musica di Cardoso acquista toni paradigmatici e fa apparire estremamente semplice e immediato ciò che in realtà è frutto di una complessa e ferrea disciplina della mente e dello spirito.
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