Nel cuore d’Europa pastore e difensore dei cristiani «uniati» perseguitati
sabato 12 novembre 2022
I semi della verità sono quelli che uniscono gli esseri umani, mentre le ideologie parziali e le tifoserie creano divisione, conflitto e sofferenza. Chi oggi ha infiammato il cuore dell’Europa con una guerra sanguinosa e fratricida dovrebbe far tesoro dell’eredità spirituale di san Giosafat Kuncewycz, vescovo di Polock e testimone di unità tra le popolazioni slave. Nato a Wolodymyr in Volinia (Ucraina) nel 1580, è il simbolo degli esiti nefasti degli scontri tra ortodossi e uniati. A quei tempi parte della Rutenia era passata dalla Russia al dominio del re di Polonia, Sigismondo III. Se la fede dei Polacchi era cattolica romana, in Rutenia i fedeli aderivano alla Chiesa greco-ortodossa. Per unire le due anime si cercò una conciliazione tra Chiesa greca e comunità latina: si mantennero i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta «uniate», ebbe
l’approvazione del Re di Polonia e di papa Clemente VIII. Per gli ortodossi, però, gli uniati erano solo dei “traditori”, mentre per i latini essi erano degli estranei. Giovanni Kuncevycz, che prese il nome di Giosafat, si fece difensore della Chiesa uniate. A vent’anni era entrato tra i monaci basiliani; poi fu priore, abate e infine arcivescovo di Polock, intraprendendo una riforma dei costumi monastici della regione rutena. Ma a causa del suo operato nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto. Altri santi. San Nilo il Sinaita, confessore (IV-V sec.); beato Giovanni Cini da Pisa, eremita (1270-1335). Letture. Romano. 3Gv 1,5-8; Sal 111; Lc 18,1-8. Ambrosiano. Dt 31,9-18; Sal 28 (29); Rm 3,19-26; Mc 13,5a.33-37. Bizantino. 2Cor 9,6-11; Mt 5,14-19.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI