Oltre 10 miliardi di valore e più di 73mila imprese coinvolte. Numeri importanti, che indicano l’estensione dell’uso delle assicurazioni per proteggere coltivazioni e allevamenti dagli eventi climatici. Strumenti, quelli delle polizze, che però rischiano di essere messi in difficoltà proprio dai cambiamenti climatici. A delineare la situazione ci ha pensato l’indagine Ismea sulla gestione del rischio in agricoltura.
«Il mercato delle polizze agricole agevolate nel 2023 è arrivato a un nuovo massimo storico», rileva l’Istituto che precisa: «Per l’insieme delle polizze agevolate, finanziate con contributi Ue e nazionali, il valore assicurato è stato di 10,3 miliardi (+2,2% su base annua)». A far salire il numero dei contratti – che in molti casi sono ancora oggi l’unica “protezione” dai danni del maltempo – sono state le coltivazioni, con 7,5 miliardi di valore assicurato. In diminuzione, invece, le polizze per la zootecnica (-1,5%) e quelle per le strutture aziendali (-3,6%). Ismea osserva poi un calo, seppur minimo, dei costi di assicurazione. Riduzione pure nel numero di aziende assicurate (-4%); circa 1,28 milioni gli ettari coperti dei quali la gran parte al nord della penisola e per particolari coltivazioni come l’uva da vino e il pomodoro da industria; riso, mais e frumento seguono poi nella classifica delle coltivazioni più protette.
Ismea osserva come «il mercato risulti ancora fortemente sbilanciato territorialmente» e con una «ancora forte concentrazione settoriale dei valori assicurati». Programmazione politica – che tocca il sostegno finanziario a questi strumenti – e andamento climatico – che influisce sul livello dei danni possibili – continuano d’altra parte ad essere due elementi chiave strettamente collegati. Il 2023 è stato un anno nero dal punto di vista del clima, con una serie di “eventi catastrofali” (in Emilia-Romagna, Marche e Toscana), ma anche da numerosi episodi di grandinate e di vento forte. «Nel complesso – viene quindi sottolineato – in alcuni comparti o territori maggiormente colpiti, sono possibili inasprimenti dei costi e delle condizioni contrattuali». Da qui la forte attenzione verso politiche che da una parte dovranno garantire i fondi necessari alle imprese per sottoscrivere i nuovi contratti e, dall’altra, per studiare e mettere in pratica nuovi strumenti tecnici di prevenzione e mitigazione dei rischi.
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