La misericordia per i cristiani non è mai negazione della verità: mettersi a fianco di chi sbaglia non significa nascondere l’errore, ma farne un’occasione di comunione, di incontro, di dialogo e di crescita. È solo questo il modo che i credenti hanno per ridare al mondo la vera speranza. Nel IV secolo, quando visse sant’Ipazio di Gangra, vescovo e martire, erano diffuse alcune eresie, come quella sostenuta dai novaziani, seguaci dell’antipapa Novaziano, i quali non volevano riammettere nella comunità i cristiani “lapsi” che durante la persecuzione avevano ceduto all’idolatria per risparmiarsi le atroci sofferenze cui erano sottoposti. Ipazio, invece, difese il volto misericordioso della Chiesa, capace di accogliere chi aveva sbagliato. Della biografia di Ipazio, in realtà, si sa poco: nato in Cilicia, fu vescovo di Gangra (oggi Cankiri, in Turchia), succedendo ad Atanasio, e secondo i Sinassari bizantini partecipò al Concilio di Nicea del 325, oltre che a quello di Gangra del 340. Il Martirologio romano racconta che egli fu ucciso per strada (secondo la tradizione in una gola nei pressi di Luziana), lapidato dai novaziani, che rifiutavano la possibilità del perdono per chi aveva abiurato e rinnegato la fede nella persecuzione.
Altri santi. San Giocondo di Bologna, vescovo (VI sec.); san Serapio, martire (1179-1240).
Letture. Romano. Fm 1,7-20; Sal 145; Lc 17,20-25.
Ambrosiano. Ap 22,1-5; Sal 45 (46); Mt 25,14-30.
Bizantino. 1Cor 4,9-16; Gv 1,43-51.
t.me/santoavvenire
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