giovedì 7 marzo 2024
Il 16 giugno 2002 fu a Roma una giornata torrida. Dalle prime ore dell’alba il sagrato di San Pietro invaso da una folla sterminata di donne e uomini, venuti da ogni dove per Padre Pio, santo. Un debordante, mite esercito, disposto a sopportare sole, sete, fatica, per sentire chiamare santo un uomo che aveva amato. Avevano aspettato tanto. I piedi delle anziane venute dal Sud, vestite di nero, sotto le sedie cercavano sui sanpietrini un po’di fresco. Indimenticabili quei piedi affaticati, così simili a quelli dei poveri inginocchiati nella Madonna dei Pellegrini di Caravaggio, dietro a Navona. Ma nel ricordo una faccia svetta su tutte le altre: Giovanni Paolo II già molto malato, il capo chino nella sofferenza, la voce tremante eppure grave. Che faccia da leone: oppresso, ma non domato dalla malattia e dagli anni. Mascella potente, fronte larga, zigomi marcati: era venuto al mondo proprio con le fattezze di un leone, era diventato un leone di Cristo. Non avevo mai visto la debolezza di un uomo, evocare tanta forza e speranza. «Accompagnaci nella Patria beata dove speriamo di giungere anche noi, l’ultimo giorno», disse al nuovo santo, con la voce che gli era rimasta. L’immensa folla, muta, partecipe della sua sofferenza. Mai come in quella faccia nobile di leone il Cielo mi è sembrato tanto certo, e vicino. © riproduzione riservata
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