C'è una notizia religiosa che, spuntata su una piccola pagina Facebook polacca dal titolo accattivante, "Sms dal Paradiso", ha rapidamente scalato la gerarchia mediatica fino a guadagnarsi spazio, perlopiù in negativo, nelle grandi agenzie internazionali (qui la stringata versione dell'Ansa tinyurl.com/yxpsk6nb), in molti altri luoghi della Rete e sui quotidiani anche italiani: su "Avvenire" di martedì era una "breve" a p. 15, ma altrove ha avuto molta più evidenza. La notizia, non buona, è che a Danzica, la scorsa domenica, alcuni sacerdoti, evocando gli Atti degli apostoli, hanno invitato i fedeli a disfarsi di oggetti ritenuti pagani e vi hanno dato fuoco. Nella più popolare tra le immagini di questi roghi sono stati riconosciuti una maschera africana, i libri delle saghe di Harry Potter e di Twilight, un ombrellino Hello Kitty, amuleti, simboli della religiosità orientale. I promotori dell'iniziativa, per difendersi dalle critiche, hanno chiarito (così riporta l'Associated Press) che essa non era rivolta contro autori, religioni o gruppi sociali specifici, bensì contro cose alle quali i proprietari hanno attribuito influssi malvagi; il che è quasi peggio. Ma quale sarà stato il vento che ha portato quel piccolo incendio a propagarsi così rapidamente dalla periferia geografica e mediatica in cui è stato appiccato? Certo ha molto pesato l'immagine, appunto, del "rogo", con tutto il suo carico simbolico, immanente e trascendente: se quegli oggetti fossero stati semplicemente gettati via, il fatto sarebbe stato derubricato a smaltimento di rifiuti. Inoltre è stato raccontato soprattutto come un rogo di libri, richiamando dalla storia e dalla letteratura pagine e memorie unanimemente esecrate. Infine, tra i libri c'era anche un Harry Potter. L'accusa, per nulla nuova, che le sue avventure fomentino la stregoneria non è mai stata presa sul serio; al contrario la sua popolarità (vorrei dire "magia") è tuttora così potente da far arrivare una notizia che appena lo coinvolge fino alla Bbc.
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