L’animale preferito di Linda è la giraffa: perché grazie alla sua altezza può guardare lontano, oltre l’orizzonte visibile a chiunque altro. «Le giraffe anticipano i pericoli, sono calme ed eleganti», aggiunge, in videochiamata su WhatsApp con Avvenire. Ecco perché ha chiamato Giraffe Bioenergy la sua impresa, che sta trasformando il modo di vivere delle donne in una vasta aerea del Kenya. Linda Davis ha una quarantina di anni, un marito e due figli di 15 e 11 anni, e quando si sveglia al mattino, confessa, c’è ancora un sogno che le fa affrontare il mondo.
Linda Davis - Giraffe Bioenergy
Il sogno di un’Africa più pulita dove si brucino meno carbone e legno e si utilizzino combustibili efficienti, economici, non inquinanti e che non costringano le donne a vivere in stanze impregnate di fumo e ad attendere decine e decine di minuti perché i cibi si cuociano. Un’Africa in cui le donne godano di un’indipendenza economica che le metta nelle condizioni di nutrire adeguatamente e far studiare i propri figli. Linda è un’imprenditrice sociale; Avvenire l’ha conosciuta in Italia durante la sua partecipazione alla quinta edizione del Social Enterprise Open Camp di Catania, dov’è arrivata a fine ottobre per raccontare la sua storia. Che è presto detta: microbiologa, con specializzazioni negli Stati Uniti dove godeva di un cosiddetto “Genius visa” (il visto per persone particolarmente promettenti) e in Australia, la sua vita è cambiata nel 2014 quando «ho capito che l’etanolo poteva essere usato per cucinare. Ho avuto la certezza che le mie competenze erano valide e che questo nel mio Paese potrebbe aver avuto un grande impatto. Ci sono voluti 8 mesi per lasciare una vita confortevole e tornare alle mie origini». In Kenya, appunto, «dove potevo essere di supporto alla crescita del mio Paese».
E così è accaduto: in 10 anni Linda, fondatrice e Ceo di Giraffe Bioenergy, ha convertito 2.800 ettari di terreno nel sud-est del Kenya, 50 chilometri dall’aeroporto internazionale di Malindi, alla coltivazione della cassava, una pianta particolarmente resistente alla siccità e dunque coltivabile anche in aree semiaride. Centinaia di donne provenienti da aree rurali sottosviluppate dono diventate agricoltrici in piccoli appezzamenti di terreno a loro affidati. La cassava viene poi lavorata per produrre etanolo che viene venduto per la distribuzione nelle case. Il 2025 di Giraffe Bioenergy prevede un piano di sviluppo aggressivo, con agricoltura su larga scala per produrre la cassava e un nuovo e moderno impianto di bioraffineria per ricavare il combustibile per cucina. Coltiveranno la cassava 15mila farmers, in maggioranza donne e giovani, 100 saranno i dipendenti diretti e 15 milioni i litri di etanolo prodotti ogni anno, per arrivare a 45 milioni nel 2028. «Sa qual è il primo pensiero del mattino quando mi alzo per affrontare una nuova giornata di duro lavoro? Che le mie dipendenti hanno un lavoro dignitoso, ben retribuito, e con le loro forze possono garantire un pasto sano ai loro figli, mandarli a scuola e perfino programmare i risparmi». Poi c’è l’impatto sociale su una vastissima platea di famiglie e in particolare di donne, che dispongono di un combustibile più efficiente ed economico, che arriva direttamente in casa, le libera del tempo prima necessario per raccogliere la legna o approvvigionarsi di carbone, accendere il fuoco nei camini e attendere lungo tempo per la cottura dei cibi. L’etanolo è un combustibile pulito, economico e non inquinante e il fatto che stia sostituendo il carbone nell’uso domestico è un’ottima notizia nella lotta al cambiamento climatico. Non a caso Giraffe Bionergy è risultata nella top ten delle imprese ad impatto sociale, anche nel campo dell’uguaglianza di genere. «Ho ricevuto formazione, ora guadagno un buono stipendio – racconta Frances, una giovane donna strappata alla miseria –. Mangio tre volte al giorno, e ho dei risparmi in banca. Non sono più sola, vengo qui tutti i giorni a lavorare con altre donne». Tutto grazie alla visione lunga della giraffa.© riproduzione riservata