Quell'urlo liberatorio passerà alla storia. Se non a quella con la “S” maiuscola, di sicuro a quella dello sport nostrano, paralimpico e non solo. Resterà anche come immagine del riscatto di chi dalla vita è stata fisicamente penalizzata, ma non si è arresa: ha combattuto e sofferto, è caduta fino a pensare al suicidio e si è rialzata fino a scoprire la gioia di vivere nonostante tutto. L'urlo è quello di Bebe Vio dopo la conquista della medaglia d'oro nel fioretto ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro. In quell'istante il mondo ha capito che temperamento si nascondeva dietro la maschera da schermitrice di una ragazza a cui la meningite ha portato via gambe e braccia, le ha segnato il volto, ma le ha lasciato due occhioni azzurri che da soli parlano per lei. Da quel momento è iniziata per Bebe anche una nuova vita, sotto altri riflettori che non quelli dello sport. La televisione l'ha inseguita fino ad offrirgli la conduzione di un programma tutto suo: La vita è una figata!, che ha debuttato domenica alle 17.45 su Rai 1 e che andrà avanti per altre cinque settimane. L'idea è di Simona Ercolani che l'ha realizzata con la sua società di produzione, la Stand By Me. In una sorta di casa propria ricostruita in studio con alcuni oggetti personali autentici, Bebe Vio accoglie ospiti come lei segnati dalla vita: da Paola Turci, con le cicatrici sul volto lasciate da un incidente stradale, a Mayla Riccitelli, bambina senza una gamba che sogna di diventare ballerina, ad Andrea Caschetto, che per un'operazione alla testa ha perso la memoria. Bello il duetto della Vio con la Turci davanti allo specchio («La storia vera non è raccontata dalle cicatrici»). Commovente il racconto delle madre di Mayla a cui medici senza scrupoli avevano suggerito di procurarsi un aborto “spontaneo” al quinto mese di gravidanza visto l'alto rischio di malformazioni del feto. E poi, invece, il grido di gioia al momento del parto quando si accorse che alla figlia mancava “solo” una gamba. Disarmante la disinvoltura con cui Bebe Vio durante le interviste si toglie le protesi per digitare con il moncherino sullo smartphone. Il programma infatti, con un taglio moderno e un montaggio serrato, prevede anche il ricorso a videoselfie e telecamerine in stile Fiorello o Pif. Il risultato finale è un inno alla vita e una lezione per chi, pur avendo avuto tutto da madre natura, non ritiene la vita una figata.
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