Quelle «scorciatoie digitali» che ci ingannano (e fanno grandi danni)
venerdì 13 novembre 2020
È più forte di noi: nutriamo una passione irrefrenabile per le scorciatoie. Così, ogni volta che una qualunque strada davanti a noi diventa un po' tortuosa o solo troppo faticosa, ci viene spontaneo tagliare per la via più breve, incuranti del fatto che così facendo magari ci infangheremo le scarpe.
Amiamo le scorciatoie perché siamo convinti che grazie a loro risparmieremo tempo ed energie. Ma c'è anche altro: mentre prendiamo una scorciatoia è come se ribadissimo a noi stessi e al mondo che noi non siamo come gli altri. Siamo più indipendenti, più furbi, meno "pecoroni".
Oggi questa tendenza ha conquistato anche larghe fette delle nostre vite digitali, facendo danni. Ma non è solo colpa nostra. Da sempre il digitale ha usato come leva per avere successo due cardini: la velocità e la facilità. Se ci fate caso la maggior parte degli oggetti, delle app, dei servizi e dei siti di successo giocano su queste due caratteristiche. E lo fanno perché sanno che siamo immersi in vite così frenetiche da essere ossessionati dal risparmiare tempo (e fatica). Col risultato che, quando ci riusciamo davvero, poi magari ci annoiamo perché non sappiamo cosa fare nel tempo guadagnato.
Ma c'è un inganno ancora peggiore. Ed è il farci credere che per ogni problema (o sfida) che ci si pone davanti possa e debba esistere un'applicazione facile, un tool (cioè un "attrezzo") o un tutorial video che ci faccia superare gli ostacoli e ci faccia "evolvere" in fretta al livello successivo, come un superpotere in un videogioco.
Così ci siamo abituati a non fare più troppa fatica. Peggio: ad avere l'illusione che non si debba fare più tanta fatica per imparare le cose e per risolvere i problemi. E che nessun problema meriti la nostra fatica o una fetta troppo grande del nostro tempo. Vogliamo tutto e subito.
Per questo nelle nostre vite (digitali e non) ci offrono sempre più scorciatoie. Vuoi diventare uno YouTuber? Vuoi avere più visite al tuo blog o al sito aziendale? Vuoi imparare a gestire al meglio i social network o a fare un podcast? Vuoi imparare a fare dirette video su YouTube e sui social con migliaia di visualizzazioni? Nessun problema: eccoti un corso, un video, un tutorial o un'app a pagamento che ti insegnerà tutto. Vuoi usare lo smartphone o gli elettrodomestici senza fare fatica? Eccoti l'assistente vocale che lo farà per te: basta ordinarglielo a voce.
Sono solo alcuni esempi, ma credo spieghino bene la tendenza. Per non fare fatica, per non perder tempo, per non studiare troppo (non abbiamo mai tempo per studiare abbastanza) scegliamo in continuazione scorciatoie che non solo ci fanno inzaccherare le scarpe ma anche i neuroni. Perché alla lunga ci "sporcano" il ragionamento, la capacità di apprendimento e persino la professionalità, illudendoci che non ci vuole niente a imparare qualcosa.
Un po' è colpa di chi vende queste moderne "pozioni miracolose" e un po' (tanto) è colpa nostra. Di noi che vogliamo migliorare le nostre vite ma non vogliamo fare troppa fatica. Che pretendiamo di imparare senza però impegnarci più di tanto. E così, alla fine, diamo retta a chi ci offre la strada più corta. La "scorciatoia".
Potrà sembrare incredibile ma anche se sono passati oltre 300 anni e dall'analogico siamo sbarcati nel digitale, commettiamo gli stessi errori dei contadini di un tempo che nei mercati acquistavano le "pozioni miracolose" (che di miracoloso non avevano nulla).
Come se ne esce? Applicando al digitale l'approccio al lavoro degli artigiani. Gente che sa che nessuna professionalità si può imparare in poche ore. Ci vuole tempo, sudore e fatica. Ma soprattutto ci vogliono maestri che siano davvero tali e non venditori di «pozioni».
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