Con le cosiddette “chiacchiere da bar” si può anche imbastire un programma televisivo quotidiano, sia pure di soli quindici minuti. Lo dimostra il format prodotto da Stand By Me insieme a Rai 3 Senso comune, in onda dal lunedì al venerdì intorno alle 20.20. In ogni puntata, attraverso la tecnica del fixed rig (telecamera fissa, anche se non unica in questo caso), vengono seguiti i dialoghi di un certo numero di coppie: da “Gli edicolanti” (Maddalena e Cristiano, mamma e figlio) a “I tassisti” (Emilio, Stefano e Massimo,) a “I presepai” (Diego e Biagio), a “Gli artigiani del papiro” (Alessandro e Paola). Ma ci sono anche “Le yogine” (vecchie amiche che fanno yoga), “L'ex pilota e il carrozziere”, “Gli ombrellai”, “Il cameriere e la cassiera”. Un'umanità varia, occupata in mestieri anche inusuali. Persino “Le sorelle ballerine” (signore di una certa età) non insegnano una danza qualsiasi, bensì da balera. Si intuisce il lungo lavoro di casting, ovvero la selezione accurata dei protagonisti, che sono sì gente comune, ma con caratteristiche adatte al mezzo televisivo per garantire quel minimo di spettacolo necessario. I temi proposti sono legati all'attualità e possono variare dall'uragano Irma al primo giorno di scuola del principino George. Sono introdotti, per chi è davanti al video, da brani di Tg. I diretti interessati, invece, li leggono sui giornali o il più delle volte sui propri smartphone. Dopo di che, in montaggio alternato, vengono seguite le diverse reazioni alla stessa notizia. Salta fuori di tutto. L'importante è che siano commenti in libertà, anche se la telecamera ovviamente condiziona. Il fatto positivo è che le notizie sono fresche e i protagonisti non hanno molto tempo per prepararsi. Questo rende il tutto più spontaneo e presuppone un lavoro giornaliero non indifferente per mettere insieme la puntata. Il ritmo è buono, grazie anche alla progressiva scoperta delle singole storie dei commentatori in una narrazione che alterna appunto il momento dei commenti alle dinamiche dei rapporti interpersonali. Ne esce un programma curioso e interessante, che è forse eccessivo qualificare come indagine antropologica, ma di certo, essendo rappresentate tutte le fasce sociali e le provenienze geografiche, offre, senza troppe pretese, uno spaccato sull'Italia e sul pensiero degli italiani.
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