
Lorenzo Lucca, ventiquattro anni, è un atleta di due metri che gioca a calcio e, nonostante la giovane età, ha già avuto diverse esperienze, una delle quali all’Ajax, in Olanda. Ha giocato nelle squadre nazionali giovanili e ha già respirato anche l’atmosfera della nazionale maggiore di Spalletti. Premetto che non lo conosco e non ho su di lui alcun pregiudizio. Anzi, a voler essere precisi, non posso che averne un giudizio positivo, non solo – sarebbe banale – per la sua faccia pulita, ma perché ricordo sue dichiarazioni molto rigorose sullo stile di vita di un atleta e perché ha dimostrato di saper stare in contesti diversi, fino a conquistare la Serie A. Oggi, infatti, Lorenzo Lucca, dopo una buona gavetta, è un attaccante dell’Udinese e a dodici giornate dal termine del campionato ha tagliato un traguardo che è di pochi: la doppia cifra nel numero di goal segnati. Domenica scorsa, il decimo sigillo della sua stagione è arrivato così: l’Udinese gioca a Lecce e al 33° minuto del primo tempo ottiene un rigore. Come noto, tutte le squadre hanno un calciatore designato, e nel caso dell’Udinese si tratta del francese Florian Thauvin. Lucca, tuttavia, ignorando questa regola non scritta della squadra, prende il pallone, se lo mette sotto al braccio, discute animatamente per un minuto e mezzo con i suoi compagni di squadra, non ascolta le indicazioni dell’allenatore, si becca perfino un cartellino giallo da un arbitro allibito e imbarazzato, allontana tutti, posa il pallone sul dischetto e calcia il rigore. Non possiamo immaginare cosa sarebbe successo se l’avesse sbagliato, perché lo tira in modo impeccabile, segna e festeggia. Da solo. L’atmosfera è così glaciale che, un minuto dopo, viene sostituito: «Volevo solo segnare il mio decimo gol» dirà. Senza retorica, mi sia concessa una riflessione: ogni volta che delle regole di convivenza, scritte o meno, vengono infrante a favore di un vantaggio strettamente individuale le cose finiscono male. Per Lucca pare sia in arrivo una multa salata e la minaccia di interruzione del contratto, anche se dalla società dicono si sia scusato con staff e squadra. Ce lo auguriamo perché Lorenzo Lucca ha l’aria di essere un ragazzo intelligente, e se le scuse fossero arrivate è sacrosanto che quel confronto rimanga nello spogliatoio. Quello che sappiamo con certezza è che Lucca si è scusato pubblicamente sui social, citando una frase di Lucio Corsi, cantante-sorpresa dell’ultimo festival di Sanremo: «Volevo essere un duro – ha scritto – ma da solo non sono nessuno». Già, da soli non siamo nessuno, caro Lorenzo, e meno che mai in uno sport di squadra. Sbagliare è umano, ci mancherebbe, e parafrasando un’altra canzone non aver paura di non tirare un calcio di rigore, perché un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Avrai altre occasioni per far sì che quel decimo gol in serie A, senza l’abbraccio di nessun compagno, resti un brutto ricordo della tua carriera. «La felicità è reale solo quando è condivisa» scriveva sul suo diario Chris McCandless, il protagonista del film Into the wild, mentre era da solo in furgone in una selvaggia foresta dell’Alaska. Talvolta non serve andare così lontano per capirlo.
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