La rivoluzione industriale che toccherà i creativi
venerdì 11 aprile 2025

Ventiquattro fotogrammi al secondo, per 96 immagini, ognuna disegnata a mano e dipinta ad acquerello, per un totale di 15 mesi di lavoro. Un enorme sforzo creativo per “soli” quattro secondi del film “Si alza il vento” (2013) dello Studio Ghibli, casa di produzione cinematografica fondata nel 1985 a Tokyo dal maestro Hayao Miyazaki.La scena è corale e complessa: ogni personaggio della folla raffigurata ha una propria personalità e sta compiendo un gesto. Tutto si fonde insieme, come se un unico corpo si muovesse splendidamente all’unisono, in modo coordinato e caotico al tempo stesso.

Al termine di questo grande lavoro, Miyazaki ha rivolto dei sinceri complimenti al suo collega, l’animatore Eiji Yamamori, che però, si è soffermato sulla brevità della scena ottenuta. Il noto regista giapponese, da sempre convinto di non voler cedere all’utilizzo e alla velocità delle immagini generate con la computer grafica, lo ha rincuorato ancora: «Ne è valsa la pena». Questo incredibile scambio tra i due artisti giapponesi è tornato di attualità dopo il rilascio del nuovo strumento di generazione di immagini IA di ChatGPT che nelle scorse settimane ha prodotto una quantità di immagini che replicavano gli stili più iconici del nostro tempo, tra cui lo Studio Ghibli.

La straordinaria precisione di dettagli a cui è arrivato OpenAI con il suo upgrade nel creare immagini con l’intelligenza artificiale ci spinge a porci alcune questioni: la prima riguarda la tutela del diritto d’autore e la concorrenza sleale. La seconda è relativa alla riproducibilità e ai tanti dubbi etici sul fatto che l’estetica artigianale, paziente e meticolosa possa essere replicata in pochi secondi da algoritmi addestrati su milioni di immagini, di fatto, portando a una banalizzazione del lavoro creativo. La Big tech di Sam Altman si è difesa, sostenendo che il suo modello può replicare «lo stile di uno studio» ma non quello di «singoli artisti viventi». Tuttavia, secondo l’avvocata Lucia Maggi, esperta di diritto d’autore, «se uno stile è inconfondibile e fa capo a un autore specifico, allora può esserci tutela del diritto d’autore».

Dunque, riprodurre lo stile di Miyazaki e dello Studio Ghibli costituisce una violazione del copyright, proprio per la sua chiarezza e riconoscibilità. Inoltre, l’utilizzo commerciale di uno stile inconfondibile altrui, quello dello Studio Ghibli, ma anche di Pixar o altri celebri fumettisti, può essere contestato attraverso la normativa sulla concorrenza sleale, specialmente quando tale utilizzo punta a sfruttare la notorietà di quello stile a vantaggio della propria attività commerciale. Di fatto, abbiamo assistito a una piena violazione del diritto d’autore su scala globale.Matteo Flora, professore in Fondamenti di Sicurezza delle AI e delle SuperIntelligenze alla European School of Economics, nel ragionamento sulla riproducibilità delle opere ha fatto un passo in avanti da tecnologo e ha messo in luce come l’IA stia democratizzando l’arte.

Secondo Flora, per la sua alta barriera di ingresso, ossia la capacità di disegnare a mano, l’arte finora era stata considerata riproducibile sì da allievi delle scuole di disegno e da altri artisti che però ci impiegavano molto più dei 10 secondi di ChatGPT, eppure l’arte era rimasta assolutamente da tutelare nella sua autenticità e originalità, proteggendone il diritto di proprietà intellettuale. Ora che questo paradigma dell’originalità è crollato, cosa succederà? Se le professioni legate alla responsabilità saranno meno impattate, quelle creative sono particolarmente a rischio e per dirla con il professor Flora siamo di fronte alla prima rivoluzione industriale che toccherà i colletti bianchi e i creativi, e per la quale non siamo pronti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: