Cos’è la perfezione? È forse una sorta di efficienza al massimo della propria espressione? O è un criterio estetico legato alla capacità di affascinare gli occhi? In realtà, la perfezione, per i cristiani, è un atteggiamento del cuore, è gratitudine per la propria finitudine, è accoglienza di tutti i chiaroscuri della vita. È il riconoscersi parte di un amore infinito, del quale abbiamo assoluto bisogno per portare a compimento il nostro progetto esistenziale nonostante le nostre inevitabili imperfezioni. È questo, d’altra parte, il senso della santità, quella “perfezione pubblicamente riconosciuta” che è un riflesso della vita divina di cui noi non possiamo che essere portatori e testimoni agli occhi del mondo. Di tutto questo è icona la solennità odierna, dedicata all’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Una ricorrenza con la quale la Chiesa ci ricorda che l’intera esistenza della Madre di Dio ha avuto il sapore della santità, cioè della decisa donazione di sé e della cristallina testimonianza dell’amore del Padre. Un percorso che ha avuto la sua completa espressione nel suo «sì» davanti all’annuncio dell’arcangelo Gabriele. I credenti hanno sempre “saputo” che Maria era una creatura pura e perfetta, immagine di un’umanità realizzata a pieno. I teologi cominciarono a riflettere su questa verità nel XIV secolo con Duns Scoto. Pio IX, infine, proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria nel 1854.
Altri santi. Sant’Eutichiano, papa (III sec.); san Natale Chabanel, martire (1613-1649).
Letture. Romano. Gen 3,9a.11b-15.20; Sal 86 (87); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28.
Ambrosiano. Gen 3,9a.11b-15.20; Sal 86 (87); Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1,26b-28.
Bizantino. Tt 1,15-2,10; Lc 21,37-22,8.
t.me/santoavvenire
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