giovedì 9 febbraio 2017
Il futuro della mobilità parte da un grande errore di prospettive. «Abbiamo sbagliato tutto: nel 1990 eravamo convinti che il nostro mondo sarebbe diventato virtuale e che le città sarebbero scomparse. Al contrario, oggi metà della popolazione vive nelle metropoli, ed entro il 2030 gli abitanti delle grandi città diventeranno 5 miliardi...». Carlo Ratti, ingegnere e direttore del Mit Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology, intervenuto al “Quattroruote Day” di Milano, lo ammette senza esitazioni: malgrado l'errata previsione di partenza, la rivoluzione urbana è vicina e l'automobile sarà fondamentale per innescarla e sostenerla, grazie alla guida autonoma e alle tecnologie di condivisione. Meno traffico, meno consumi, più sicurezza e anche costi ridotti: questo ci attende secondo chi sta studiando gli spazi urbani e il futuro di chi continuerà ad aver bisogno di spostarsi. Magari – e qui sta una delle prospettive più sorprendenti – dicendo addio alle vetture di proprietà e usando principalmente i taxi. «Oggi negli Stati Uniti una corsa costa mediamente 2,2 dollari per miglio - ha sottolineato Ratti -. Con un veicolo autonomo, in circolazione 24 ore su 24, il prezzo potrebbe scendere a 20 centesimi. Meno di un biglietto della metro».
Il futuro passa dalla condivisione: «Monitorando la mappa degli spostamenti in una città come New York è stato osservato che le destinazioni sono spesso simili: se i taxi portassero più persone nello stesso tempo, si potrebbe eliminare il 40% del traffico». In media l'automobile viene utilizzata solo per il 5% del tempo. «Per il restante 95%, resta parcheggiata: nella sola New York le vetture ferme occupano uno spazio pari a quello dell'intero Portorico. Ma con i veicoli autonomi le cose cambieranno. La nostra auto, dopo averci portato al lavoro la mattina, potrebbe tornare a casa per dare un passaggio a un familiare o ad altre persone. In città come Milano basterebbero il 20% dei veicoli oggi in circolazione. Serviranno meno parcheggi, potremo ridisegnarli e recuperare spazi». La rivoluzione è partita: «L'auto high-tech potrà integrarsi al meglio con il resto della mobilità, con quella a due ruote e con i sistemi di ridesharing alla Uber», ha spiegato ancora Ratti. Un ulteriore contributo alla riduzione della congestione stradale e dei consumi verrà dalle piattaforme (V2X, Vehicle-to-Everything), ovvero dal dialogo tra le vetture e le infrastrutture. «Lo scambio di dati – ha osservato l'ingegnere del Mit - permetterà di automatizzare la gestione degli incroci e di snellire il traffico. Gli stessi semafori diventeranno superflui: in un sistema intelligente e integrato, non servirà più fermarsi, ma solo rallentare». Inquietante? Forse, ma il miglior modo per predire il futuro è inventarlo. E qualcuno ci sta già pensando.
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