Quando si andava alla domenica nella chiesa di San Pietro ad ascoltare la messa con i nostri genitori era come venire di nuovo battezzati, cioè ripresi nelle file del popolo di Dio. I pavimenti della basilica brillavano della prima luce del giorno mentre le immense statue dei santi di marmo bianco che sembrava sostenessero la pareti senza fine chiedevano un cammino leggero e un po' di silenzio. Nostro padre, avevamo allora cinque o sei anni, ci teneva per mano e ogni domenica trovava modo di raccontarci una parte della storia che rappresentavano quelle grandi figure che avevano spazio lungo le alte pareti interne della Basilica. Benché noi fossimo distratte dalle nostre scarpe nuove della domenica, egli trovava modo di raccontarci una parte della vita dell'arte. Era infine la storia dell'Universo così come la potevano ricostruire e immaginare. Gli autori dei secoli trascorsi. Le luci che passavano dai vetri colorati dall'alto e quel camminare silenzioso e ricco di storia sulle antiche tombe davanti alle lampade dorate dava grande ricchezza al racconto. La facilità che egli aveva di mettere assieme, quasi scrivendo sulla stessa riga i racconti del Vangelo, come gli antichi testi della Bibbia che allora ben pochi avevano avuto il permesso di affrontare. Il piccolo volume dove, hanno grande spazio la fraternità, la libertà e l'uguaglianza scritto da Papa Francesco ci aiuta a comprendere come anche la stessa fraternità non sia soltanto il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali. Egli ci racconta come senza una volontà politica di fraternità, tradotta in educazione al dialogo, alla scoperta della reciprocità, la libertà si restringe risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa o solo per possedere e godere. Nostro padre parlava e mentre noi, con le "scarpe della domenica" cercavamo di non fare rumore e di seguire le storie dipinte sui muri antichi dove erano diffusi i principi di lealtà, di pietà, di bene comune senza descrizioni di fatica, ma come l'acqua che ricevono i fiori di prima mattina. La bellezza, la generosità avevano ricevuto, assieme alle altre virtù, colori che da lontano non sembravano gli stessi mentre eravamo prese dalla distanza della nostra vista dalla immensità della chiesa. Tutto troppo grande per noi, ma la maestà di Nostro Signore restò nel nostro animo bambino per sempre. Oggi è quasi commovente, anche per chi non crede, assistere a quel correre per il mondo, all'età non più giovane, di Papa
Francesco quasi a salvare ciò che deve stare assieme, anche con nomi diversi, ma con l'amore alla gente, col rispetto alla povertà, con le braccia aperte per chi piange, con la carezza per chi è solo e cerca un dio per essere salvato. La fatica che porta sulle spalle è ciò che noi vediamo, ma quella dell'animo certo non ha confine.
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