giovedì 12 novembre 2015
Oggi, il cambiamento climatico, lo sfruttamento della terra a causa del lavoro sconsiderato, ci preoccupa, tuttavia poco si considera il valore della scansione settimanale del tempo. Il giorno del riposo dedicato al rapporto con Dio ha lasciato il posto, quando c'è, a un tempo di evasione e di licenziosità che non di rado si trasforma in tragedia. Eppure fin dal XIII secolo parroci di tutta la Penisola iniziarono a tuonare contro l’abuso del lavoro domenicale, mettendo in guardia il popolo di Dio dai suoi effetti devastatori. Così si moltiplicarono, fino al XVI secolo, affreschi dal titolo il Cristo della Domenica. Sono opere dimenticate, ma la loro importanza è grande, non solo sul piano storico, si possono infatti riconoscere in essi attrezzi di lavoro scomparsi, ma anche sul piano spirituale. Tali affreschi furono un grido di allarme rimasto inascoltato anche dagli stessi cristiani, di cui oggi paghiamo le conseguenze. Nella chiesa di san Martino dei Gualdesi (Macerata) un Cristo porta croce, in piedi, indica il calice della sua passione. Gli strumenti che martoriano il suo corpo sono quelli del lavoro: tenaglie, pialle, seghe, zappe, fusi per la filatura, bilance, ferri di cavallo, forbici, coltelli e dadi da gioco. Due testi informano i fedeli: in quisto modo offendemo la -Sancta Domenica (in alto) e (sotto) li Diavuli cu li lacci han pigliati quilli che le Domeneche et le Feste commandate non an venerate et santificate et parerà dolcie lo peccato per menarce alle pene tanto amare. E non temevano certo di essere poco politicamente corretti, quei sacerdoti che minacciavano i propri fedeli di finire all'inferno, se violavano il precetto domenicale di santificare la festa con la Messa e la cura della famiglia, con il riposo della terra e degli attrezzi del lavoro! Tant’è che sotto il secondo cartiglio vediamo uomini legati pronti a precipitare nell’oscurità del nulla. Insomma: molto prima dell'era del computer già si combatteva con quel lavoro «no stop» che, sia pure con mezzi modesti, ha creato tanto benessere. E il benessere, si sa, è buono se preso con moderazione, ma dove tutto è finalizzato ad accumulare e dove non c’è spazio per le cose ultime cui l'uomo tende, provoca lo scatenarsi di guerre d’ogni tipo delle quali è piena la cronaca quotidiana.
In altri casi al centro non c’è il Cristo ma una donna, simile alla Madonna, che veste i panni della domenica. Uno di questi affreschi, molto rovinato purtroppo, è ancora visibile a Nave di Brescia nella Pieve della Mitria. Vestita di un manto rosso, la domenica è martirizzata dagli attrezzi del lavoro. Abbastanza leggibili nella parte alta a destra, troviamo: un ferro di cavallo e un attrezzo da falegname, nella parte sinistra accanto all’avambraccio della donna, una scala. Sotto, due diavoli si contendono la donna-Domenica certi (e non a torto) di averla ormai in pugno. Per alcuni questo soggetto iconografico cade sotto il nome de la Madonna dei Mestieri. L’iconografia, nata nell’ambito degli Umiliati, era comunque, sempre tesa a difendere il valore del giorno del Signore.
Vale la pena allora di meditare di fronte a queste predicazioni mute, le quali con immagini, oggi démodé, vogliono ricordarci che l'uomo è fatto anche per altro, per quel riposo profondo che rende ragione del tempo lavorativo e che permette anche alla creazione di ritrovare equilibrio e fecondità.
Immagini: Paolo di Giovani da Visso, Il Cristo della Domenica, Affresco XV sec. Chiesa di San Martino dei Gualdesi, Castelsantangelo sul Nera, Macerata, MarcheAllegoria della Domenica o Madonna dei Mestieri, affresco XV sec Pieve della Mitria Brescia Domenica
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI