L'Institut Agricole Regional di Aosta da settant'anni sta a dimostrare la lungimiranza di una classe politica che nel dopoguerra vedeva una prospettiva. Una visione che è ancora attuale, se è vero che lo frequentano tuttora 230 studenti per imparare un mestiere legato al mondo agricolo, comprese le sperimentazioni sul campo. Il primo rettore fu il canonico Joseph Vaudan, che intervistai nella primavera del 1986 scoprendo la propensione della Vallée per una viticoltura originale. Sono tornato ad Aosta lunedì per sorprendermi dei nuovi progetti e per scoprire che la Regione ha in mente di ripartire proprio da questa fucina di sviluppo e di formazione. Ma l'assessore regionale all'Agricoltura Davide Sapinet mi ha confidato anche che vuole rilanciare i voucher per favorire, da parte di ristoranti e negozi, l'acquisto di prodotti della Vallée, così da creare quel circuito virtuoso che, visto da una prospettiva regionale, può funzionare: a differenza dell'analoga proposta ministeriale di Teresa Bellanova, che forse peccava di genericità e non ha avuto storia. Anche il collega della Lombardia Fabio Rolfi ha annunciato un bando da 1,5 milioni per favorire l'insediamento in agricoltura di over 40; un'altra prospettiva che si materializza solo con le amministrazioni di prossimità, le quali a loro volta stanno intuendo un ruolo non sovrapponibile a quello governativo, ma complementare. Dal governo ci si aspetta invece lo scatto che faccia diventare reale la parola fiducia, traducibile in un piano vaccinale efficace e nel Decreto Sostegno a permettere la vita di tanti imprenditori, piccoli e medi, che sono il nerbo del nostro Paese. Il concetto mi è stato manifestato da Giancarlo Aneri, imprenditore del vino conosciuto in tutto il mondo; Aneri è certo che i consumi siano fermi non per mancanza di liquidità, ma per un senso di depressione generale. Si attende la scintilla, che a Montalcino hanno voluto attivare subito mettendo in scena «Benvenuto Brunello» davanti a 30 giornalisti chiamati a testare il valore dell'annata 2016 – annata da raccontare. Per questo anche la possibilità che Vinitaly si possa svolgere a giugno, come previsto da FieraVerona, ha l'aria di una sfida ai blocchi di partenza. C'è voglia di ripartire, certo senza fughe in avanti irrazionali, ma sicuri del valore della propria merce: che in Italia si chiama turismo, capacità di fare impresa, accoglienza, qualità e stile di vita. Ma solo un'intesa istituzionale fra governo e periferia può mettere in moto quella visione che caratterizzò il dopoguerra. A Draghi la regia di un'Italia capace di prendersi cura dei propri particolari.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: