Gad Lerner, noto e apprezzato giornalista, si è occupato molto di fabbriche e operai in inchieste per l'editoria (vedi Operai, Feltrinelli, 1988) e per la televisione. Conosce l'arte di far parlare padroni, mediatori, servi – industriali e dirigenti, sindacalisti, operai, e anche operai licenziati, disoccupati, precari – su argomenti difficili e spesso scabrosi (per i padroni, per i politici, ma anche per i sindacalisti, visto cosa sono diventati) e ha appena dato alle stampe per Feltrinelli un breve libro, Concetta. Una storia operaia, che ha il pregio dell'immediatezza e della chiarezza, uno di quei libri di cui è vero che «si leggono d'un fiato». Concetta Candido è quell'operaia di cui si sono occupate le cronache quando, il 27 giugno scorso, si è data fuoco in una sede dell'Inps di Torino, riportando ustioni gravissime, una forma di protesta non nuova e di cui la cronaca riferisce spesso, e da tempo. Ricordo gli esempi che più ci hanno colpito, quello di un monaco buddista al tempo del Vietnam, di Jan Palach contro l'invasione russa di Praga, dell'algerino Malki con la figlia disabile che suscitò nel 2011 le rivolte della “primavera araba”. Concetta Candido era stata licenziata da una pseudo-cooperativa, un modo abusivo di legalizzare un sistema di sfruttamento che trasforma piccole e medie imprese cooperative fasulle ancorché legali, un tempo diffuso (ricordo quelle di immigrati messe in piedi da emissari della Fiat per avere manovali e manutentori senza doverli assumere, al tempo della grande migrazione dal sud) e poi abbandonato grazie allo Statuto dei lavoratori e a tante buone lotte, ma tornato in auge con la crisi e col consenso di tutti o quasi tutti, la sinistra per prima, a nuove forme si sfruttamento, di avvilimento del lavoro operaio. Concetta Candido, figlia di calabresi immigrati a Torino negli anni '60, si dette fuoco perché licenziata da una di queste cooperative, come forma estrema di difesa e di disperazione. Baudrillard ha scritto, citato da Lerner, che «ogni individuo è una particella di capitale» e che è «contro l'ortodossia del valore che il suicida si ribella, distruggendo la particella di capitale di cui dispone». Aggiunge Lerner che «l'esercito della manodopera di riserva è un vasto contenitore di solitudini e frustrazioni che solo i meccanismi spontanei di reciproco sostegno familiare e il rapido consumo di risorse patrimoniali accumulate dalle generazioni precedenti proteggono dalla minaccia dell'indigenza». Ma nei suicidi dimostrativi col fuoco c'è anche qualcosa di più, una sorta di rivolta religiosa contro l'ingiustizia del mondo, contro la condanna all'insicurezza e alla disperazione. Anche di questo Lerner dice, ed è per questo che la storia di Concetta risulta così provocatoria, ci mette così in crisi.
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