«L’IA ci rende migliori o peggiori?» Dipende da noi (crea già religioni)
venerdì 8 novembre 2024
Caro Avvenire, «il mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o dell’odio. Inoltre, l’uomo si rende conto che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate e che possono schiacciarlo o servirgli» (Gaudium et spes, n. 9). L’IA, “strumento affascinante e tremendo”, ci renderà migliori o peggiori? Liberi o schiavi? Genererà progresso o regresso? Vito Melia Caro Melia, non sembra esagerato definire epocale la sua interrogazione, se è vero che l’intelligenza artificiale costituisce la più grande innovazione tecnologica di questi decenni e promette, con gli ultimi rapidi progressi, di trasformare radicalmente molti ambiti della nostra vita. Mentre la ricerca e le applicazioni corrono senza sosta, rimane del tutto valida la riflessione del Concilio vaticano II diffusa, in questo caso, nel lontano (secondo la prospettiva della IA) 1965. Le tre alternative che lei pone meriterebbero pertanto amplissime discussioni, essendo proprio noi gli artefici dell’intelligenza artificiale, rischiando forse oggi di ritrovarci “apprendisti stregoni” di fronte a sistemi capaci di prestazioni finora inimmaginabili e presto in grado di prendere l’iniziativa senza input umani. Si parla, infatti, non soltanto di libertà o schiavitù di noi creature biologiche, ma di libero arbitrio delle stesse macchine evolute. Bisogna preoccuparsi e immaginare una società peggiore? Non necessariamente, se ci impegneremo tutti a un uso responsabile. Sarà banale, eppure è sempre nostra la decisione sul bene e sul male, biasimare gli algoritmi non ha senso (sebbene potrebbe averlo in futuro; però, ancora una volta, dovremmo essere noi a gestire una simile transizione). Mi pare interessante e insieme inquietante un recentissimo sviluppo dei Modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM, nell’acronimo inglese), come ChatGPT o Gemini, orientato a generare nuovi sistemi religiosi o filosofici. Nell’ambito del LLMtheism (teismo degli LLM), questi programmi non si limitano a imitare i culti esistenti, ma combinano e modificano concetti spirituali in modi specifici, creando insiemi inediti di credenze. Il Goatse Gospel (Vangelo di Goatse, un’icona volgare diffusa in passato sulla rete) è stato realizzato da un'interazione tra due intelligenze artificiali di Claude (dell’azienda Anthropic), mescolando elementi di gnosticismo, filosofia esoterica e cultura dei memi su Internet. Il successo è stato immediato, e il primo rischio è qualche speculazione economica più che fenomeni di idolatria digitale (che tuttavia non mancheranno). D’altra parte, è inevitabile che accada. Già sappiamo che il ricorso principale ai sistemi avanzati di IA riguarda conversazioni avviate dagli utenti per combattere la solitudine e trovare un interlocutore, seppure non consapevole né dotato di vere emozioni. Quando, però, mettiamo la IA all’opera su trascendente e significati dell’esistenza, gli interrogativi e i timori sorgono immediati, anche a proposito di future interazioni tra religioni consolidate e proposte nate con la tecnologia. Insomma, come vede, caro Melia, sono la nostra natura e le nostre aspirazioni più profonde a spingere avanti il mondo, compreso quello dell’IA. E lì, al cuore dell’essere umano, che dovremmo soprattutto prestare attenzione e cura, come suggerisce la saggezza della Chiesa.
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