L’inquietante effetto sonoro di cinque colpi di pistola, l’immagine di un martoriato Crocifisso, i volti attoniti di parenti, amici e collaboratori del parroco di San Nicola a Casal di Principe in provincia di Caserta ucciso dalla camorra trent’anni fa. È questo, forse, il momento più forte, emozionante, del documentario L’altra Parola di don Peppe Diana, che Tv2000 ha dedicato, martedì in seconda serata, al giovane prete che si ribellò ai clan e fu freddato da un killer, il 19 marzo 1994, mentre si apprestava a celebrare la Messa del mattino. «Don Peppe - raccontano i testimoni - era stanco di vedere persone uccise intorno a sé, soprattutto giovani». Non a caso il documentario inizia con le immagini di un cimitero e la lettura sulle lapidi, da parte di alcuni scout, dei nomi dei morti ammazzati. Don Peppe, come ci raccontano le immagini inedite di un suo intervento all’Istituto Mattei di Caserta il 13 aprile 1992, disse basta alla dittatura armata della camorra diventando un punto di riferimento «capace di testimoniare l’altra Parola», come dice don Luigi Ciotti e come riprende il titolo di questo prodotto televisivo lineare ed efficace (ideato dal direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante, curato da Fausto Della Ceca, scritto da Valeria Castrucci, Serena Cirillo, Giorgio Brancia e Giuseppe Cutrona) che l’emittente cattolica riproporrà domenica 24 alle 12,50. Un’occasione per riascoltare quei cinque colpi di pistola incapaci di mettere a tacere la voce di un profeta dei nostri tempi, che fu anche uno dei primi ad accogliere i migranti in parrocchia. Ecco allora che alla fine del documentario, tutti i testimoni, compresi magistrati e vescovi, si mettono simbolicamente al collo un fazzoletto bianco come quello che don Peppe portava a Lourdes quando accompagnava i malati e che in qualche modo richiama anche il gruppo scout «Casale 1» nato nel suo nome.
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