L'allieva di Madre Teresa che educa le bambine
giovedì 29 ottobre 2020

La prima domanda è d'obbligo: cosa ricorda della sua maestra di geografia, una piccola suora chiamata Madre Teresa? Deepa aveva solo 6 anni e per lei era una insegnante come le altre, anche se aveva lo sguardo sempre fuori dal Loreto Convent, dove, oltre le finestre, decine e decine di bambini morivano letteralmente di fame. Quello sguardo a Deepa Biswas Willingham è rimasto dentro. Oggi questa elegante, amabile signora indiana 80enne, vestita con un sari sobrio, i capelli raccolti striati di bianco, ci parla dalla sua casa nella contea di Santa Barbara, in California.

Deepa Biswas Willingham

Deepa Biswas Willingham - .

La sua vita è una meravigliosa avventura: nata nel 1941 a Calcutta, unica figlia femmina di un padre preside e di una madre non istruita ma con l'amore per la cultura, dopo la laurea in Scienze, nel 1964 lasciò l'India per la specializzazione negli Stati Uniti. In America incrociò le proteste contro la guerra in Vietnam e per i diritti umani, nel 1968 partecipò a Memphis alla marcia di Martin Luther King, rimase vedova a 35 anni, a causa di un incidente stradale che la lasciò claudicante, si risposò con Richard Willingham ed ebbe una figlia.

La domanda della vita arrivò a 60 anni, dopo decenni trascorsi a lavorare al Cottage Hospital di Santa Barbara, accanto ai malati terminali: «Sei stata su questa terra per 60 anni e cosa hai fatto per migliorarla?». Le tornarono in mente i ricordi dell'infanzia, l'inquietudine di Madre Teresa al cospetto della povertà, e il posto da dove lei stessa veniva. Così iniziò tutto (grazie anche, va detto, a un patrimonio personale e alla generosità dei Rotary Club alla cui porta ha bussato).

Quel "tutto" dal 2003 è la sua scuola a Piyali Junction, 40 chilometri a sud-est di Calcutta, un villaggio di 30mila abitanti, crocevia di miseria dove le bambine possono essere vendute per 30 dollari all'industria del sesso anche all'età di 5 anni. «Abbiamo costruito la scuola, poi dovevamo convincere i genitori a mandarci le figlie, per loro erano una fonte di reddito. Ma quando abbiamo promesso che avremmo dato loro due pasti al giorno, si sono convinti».

Oggi 240 bambine e ragazze sono iscritte al Pace Learnig Center (dalla ong che ha fondato, Promise of Assurance to Children Everywhere), dall'asilo alle superiori. Dodici insegnanti per dodici classi, ogni anno. «Con il Covid purtroppo la scuola è chiusa – racconta Deepa ad Avvenire –. Il rischio è che i genitori per non dover sopportare il costo di sfamarle, le vendano. Per questo abbiamo organizzato una fornitura mensile di derrate alimentari per l'intera famiglia delle allieve. La sfida è stata di tenerci collegati a loro, ma mentre le più grandi hanno il cellulare, possiamo raggiungerle con le lezioni, le alunne dell'asilo sono più a rischio...».

La scuola in questi 20 anni è stata l'inizio: subito dopo sono arrivati i corsi di scolarizzazione e competenze professionali per le madri. «Dal villaggio ci venivano a chiedere aiuto per qualsiasi cosa: molti bambini avevano malattie intestinali; abbiamo scavato decine di pozzi per l'acqua potabile. Poi abbiamo installato 400 toilette, poi l'illuminazione, poi costruito le strade in tutto il villaggio, poi piantato 10mila alberi da frutto. Le bambine non avevano l'elettricità e non potevano studiare a casa, e noi abbiamo fornito celle solari a tutti».

Le prime alunne della scuola hanno trovato la loro strada: «Una insegna da noi. Altre hanno aperto attività che ruotano attorno alla scuola: fanno il pane, forniscono servizi informatici». Lo straordinario è che "prima" il reddito medio del villaggio era di 1 dollaro al giorno, adesso è di 5 dollari. A 80 anni, l'avventura di Deepa continua: il modello di Piyali School – una bambina, una scuola, un villaggio – sarà replicato nelle Filippine e in Honduras. «C'è un proverbio che dice "Se educhi un bambino, ne beneficia un individuo, se educhi una bambina, ne beneficia la comunità". E sì, questo è il mio programma».

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