Milano oggi festeggia il suo patrono, sant’Ambrogio, ma non può dimenticare di vivere ogni giorno la sua eredità umana e spirituale se vuole continuare a essere punto di riferimento per l’Europa e casa di futuro per l’Italia. Cristo, scriveva nel «De Paenitentia» l’antico vescovo di Milano, «ristora, non esclude, non respinge». E fu proprio questo cristocentrismo ad animare il suo operato, diventando oggi un invito a costruire una comunità di fratelli capace di farsi vicina a chi è in difficoltà o vive ai margini. A Milano nel 374, quando si trattò di trovare un pastore, si scelse una personalità capace di creare comunione, proprio a partire da questo «sguardo di accoglienza». All’epoca Ambrogio era prefetto della città ed era un catecumeno, ma si dimostrò capace di mediare tra le diverse fazioni. Padre amorevole per gli ultimi, Ambrogio scrisse pagine preziose di esegesi, morale e spiritualità, diventando uno dei grandi padri dell’Occidente. A Milano era giunto da Treviri, dove era nato nel 339-340. Nel 370 divenne governatore della provincia Aemilia et Liguria. Difese l’ortodossia davanti all’eresia ariana che allora godeva anche di un forte appoggio politico. Non mancò, infine, di affermare con convinzione il valore del primato petrino: sua la frase «Ubi Petrus, ibi Ecclesia». Morì all’alba del Sabato Santo, il 4 aprile dell’anno 397.
Altri santi. San Carlo Garnier, martire (1605-1649); santa Maria Giuseppa Rossello, vergine (1811-1880).
Letture. Romano. Is 40,25-31; Sal 102; Mt 11,28-30.
Ambrosiano. Sir 50,1a-b(cfr.);44,16a.17ab.19b-20a.21a. 21d.23ac;45,3b.12a.7.15e-16c; Sal 88 (89); Ef 3,2-11; Gv 9,40a;10,11-16.
Bizantino. 1Tm 5,22-6,11a; Lc 21,5-8a.10-11.20-24.
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