Il palindromo è una parola o un numero leggibile da sinistra a destra e da destra a sinistra: per esempio, osso; Anna. Con parole brevi, di quattro lettere, è facile, ma ci sono anche palindromi di sette lettere (ingegni, ossesso, anilina), e perfino di otto (avallava) e di nove (onorarono). Esistono anche palindromi sillabici (po-li-po; Ma-rem-ma), e perfino frasi palindrome, un po' stiracchiate: "ai lati d'Italia"; "i topi non avevano nipoti"; "ogni mare è ramingo"; "a Milano, non a Lima". Se una parola, letta a rovescio, assume un altro significato non è propriamente palindroma, bensì bifronte: "ossa/asso"; "enoteca/acetone". I palindromi erano noti nell'antichità: al poeta Sotade, III secolo a.C., è attribuito un ruolo di iniziatore. Il povero Sotade fece una brutta fine per aver criticato il faraone Tolomeo che aveva sposato la propria sorella; fu imprigionato, riuscì a fuggire ma, riacciuffato, fu chiuso in una cassa di piombo e gettato in mare. Un virtuoso di palindromi è Marco Buratti che qualche anno fa teneva una rubrica sul supplemento domenicale del Sole-24 Ore. Una sua raccolta di 181 (numero palindromo) palindromi fu pubblicata nel 2005 col titolo E poi Martina lavava l'anitra miope, sublime frase palindroma; nel 2011 la raccolta, arricchita di altri 42 nuovi palindromi, fu intitolata Da E poi Martina lavava l'anima miope a E poi Martina affoga la goffa anitra miope secondo il suggerimento di un lettore deciso a farla finita con la storia dell'anitra miope. La raccolta è sempre edita da Liberilibri, e Quirino Principe ha scritto, da par suo, una strepitosa prefazione. Fra l'altro, Principe aggiorna un palindromo latino che Sidonio Apollinare (430-479 d. C.) attribuisce al demonio in risposta a sant'Antonio che gli chiedeva tregua alle notturne tentazioni: IN GIRUM IMUS NOCTE, ECCE ET CONSUMIMUR IGNI (Andiamo in giro di notte, ed ecco, siamo consumati dal fuoco). C'è anche un palindromo greco leggibile sopra un lavabo nella badìa dei monaci greci di Grottaferrata: NIZON ANOMHMATA MH MONAN OZIN, che significa "Làvati i peccati, non soltanto la faccia". Anche Primo Levi (chi l'avrebbe mai detto?) componeva palindromi. Principe ne riporta uno, con «una violenta invettiva condita con malaugurio, nella quale vibra forse una mnestica risonanza di anni terribili vissuti da Levi in orrenda prigionia: "È mala sorte! Ti carbonizzino braci, tetro salame!"». Non si sa che cosa ammirare di più nei palindromi di Buratti, se l'ingegnosa perizia nel manipolare fonemi e lessemi, o la capacità di sorprendere con inaspettati controsensi. Due esempi: Palindromo del ballerino ottuagenario: "Allorché balla… Beh. crolla!"; Palindromo goloso: "Assalire rilassa: assalga la trota, la torta, la glassa. Assalire rilassa". Il palindromo dei palindromi è di Georges Perec (1936-1982), celeberrimo autore di La vita istruzioni per l'uso: si intitola 9691,Edna'd niluom ua, cioè Au Moulin d'Andé, 1969 (Al mulino di Andé), autore Cerep Segroeg (Georges Perec). Seimila308 caratteri (spazi esclusi), 1.355 parole: quasi un romanzo (illeggibile, naturalmente).
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