Nella classe che ho davanti sono in diciannove. Tredici hanno TikTok. È normale, penserete, visto che «è il social dei giovani» (anche se non è così vero). Solo che questi ragazzi hanno tutti tra 11 e 12 anni. Quindi, per legge, non potrebbero avere un profilo social. La stessa cosa pare accada in quasi tutte le scuole medie e persino in alcune elementari.
A dimostrare l'enorme successo in Italia di questo social cinese, sono i dati diffusi attraverso DataMediaHub da Sensemarkers: «a novembre 2019, TikTok ha raggiunto in Italia quota 6,4 milioni di utenti unici». Il quadruplo di un anno fa. Anche il tempo speso dagli italiani su TikTok fa effetto: «396,8 minuti a testa». Cioè, mediamente 6,61 ore al mese.
Su TikTok, ormai lo sapete, ci sono video che durano al massimo un minuto. Come spiega bene Nico Biagianti di Ecostampa, «si procede per mimesi (labiale di pezzi famosi, ripetizione di balletti famosi etc.), forma di partecipazione particolarmente premiata dall'algoritmo, che propone un video a un ristretto gruppo e a seconda delle ripetizioni delle visualizzazioni e del numero dei commenti, viene considerato più o meno interessante e diventa virale o sconosciuto».
Comunemente si dice che sia il social dei giovanissimi, ma non è così vero. Per Pier Luca Santoro di DataMediaHub, «stando ai dati diffusi da Sensemarkers, oltre la metà (54.7%) degli utenti unici in Italia (dati novembre 2019) ha più di 35 anni». Ovviamente la fascia sotto i 15 anni non è misurata (non dovrebbe esserci per legge), ma dai dati emerge un'invasione da parte degli adulti sia nella fascia d'età 25-34 (+258%) sia in quella degli over 35 (+201%). Il motivo di questo successo è presto detto: TikTok è come un'enorme parco giochi per ragazzini, un luogo digitale dove anche gli adulti fuori tempo massimo tornano alle medie. Le ragazze fanno soprattutto balletti sexy mentre i maschi si cimentano in risse, esperimenti scemi o prove di forza. E i giovanissimi? Anche loro fanno più o meno lo stesso.
E l'obbligo dei 14 anni? Per molti genitori è un'esagerazione. Come allacciarsi in macchina le cinture di sicurezza, quando siedono nei sedili posteriori. Si dicono: cosa cambia se mio figlio o mia figlia di 9, 10 o 11 anni apre un profilo su Tik Tok? E cosa c'è di male se il suo profilo – come da settaggio predefinito – è visibile a tutti? E cosa cambia se il nome col quale appare non è di finzione (tipo: chiocciolina34) ma è composto dal suo nome e cognome? Invece che cercare risposte vere a queste domande, prendono la scorciatoia e si rispondono: non c'è niente di male. E se le ragazzine mimano su TikTok le pose sexy delle star del pop, per stare più tranquilli si dicono che è tutto un gioco. Va tutto bene. È tutto normale. Tutto lecito. Peccato che Tik Tok, come dimostrano i dati, sia pieno di adulti. E così il tasso della sensualità, della sfida e della volgarità cresce ogni giorno un po' di più. Per non parlare del fatto che non tutti sono lì solo per divertirsi, come dimostra la scoperta, pochi mesi fa, di una rete di pedofili che si scambiava filmati rubati proprio da questo social. Per cui, cari genitori, se proprio volete lasciare i vostri figli under 14 anni su TikTok o su Instagram, almeno preoccupatevi che i loro profili siano privati e registrati con pseudonomi. Preoccupatevi che i malintenzionati stiano il più lontano possibile. E, ogni tanto, ricordatevi di monitorare cosa i vostri figli postano su TikTok, Instagram e WhatsApp. Vi eviterete delle brutte sorprese. E perfino possibili grane legali. Per l'art.97 del Codice penale «non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni». Ma in termini penali esiste quella che si chiama «culpa in vigilando» (il cosiddetto "mancato controllo") ed è alle base della responsabilità civile dei genitori. Quindi, come accaduto a Torino, se vostro figlio pubblica messaggi e/o foto illegali su WhatsApp (o su un altro social), oltre alla vergogna, sarete chiamati a risponderne in prima persona.
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