Impazza il nuovo social, Club House, che consente di relazionarsi solo con la voce, come una radio, con un moderatore che dà la parola a chi entra in una room virtuale. Le "stanze" offrono gli argomenti più disparati: dalla rassegna stampa con Fiorello al vino venduto on line. Ma c'è anche don Alberto Ravagnani, giovane sacerdote di Busto Arsizio che alle 9 del mattino commenta il Vangelo: ieri erano connessi in 300. Don Alberto non s'è tirato indietro nemmeno da Instagram e TikTok. Sono le nuove frontiere della sete di relazione che caratterizza questo periodo, per cui nel fine settimana i ristoranti si sono riempiti e nelle Langhe hanno fatto i doppi turni dando da mangiare dalle 3 del pomeriggio (attenzione dal fare di ogni erba un fascio: gli assembramenti nei luoghi cult delle città sono diversi dall'entrare in un ristorante). Tornando a Club House, che pure io frequento perché i contenuti migliori sono sempre nel momento nascente, dopo tre giorni ho iniziato a temere per la richiesta quotidiana di intervenire su vari argomenti oppure quando, affacciandomi in una room, il moderatore mi offriva la parola. Confesso che ho avuto la sensazione che qualcuno rubasse il mio tempo e che io stesso fossi pronto a buttare alle ortiche il silenzio. Poi lunedì, leggendo il discorso del Papa al Corpo diplomatico, mi sono soffermato sulla frase: «La pandemia ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere rapporti umani». Che sono diversi da quelli virtuali, giacché subito dopo Francesco ha messo in rilievo come la didattica a distanza abbia comportato una dipendenza dei bambini da internet, rendendoli più vulnerabili. E qui tornano d'attualità san Benedetto e la sua regola, dove la misura diventa il confine necessario, ancor più oggi, fra l'ascoltare qualsiasi cosa e ascoltare se stessi. Faccio appello allora ai genitori: non devono cedere all'abbandono di una relazione ma favorirla, iniziando dalla tavola. La si apparecchi insieme e se possibile si cucini coi figli; insomma si cerchi un ambito dove non entrino tv né social, vieppiù pericolosi. Era il consiglio che mi diede madre Anna Maria Canopi: il silenzio anche per pochi minuti al giorno. Spazio della misura da conquistare, pure dentro un mondo di relazioni virtuali.
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