Il romanzo è il modo con cui un autore dà forma ad una storia, o più storie intrecciate, nel quale può trovare spazio la pluralità delle esperienze umane. Il teologo Karl Rahner l’ha espresso così: «Si tratta di un mondo tipicamente umano, spirituale, misterioso e profondo. Qui trova posto il mondo profano, il mondo della mente, delle vicende umane, della gioia e della morte, dell’amore e della solitudine, del lavoro e delle ore di svago, degli eroi della sofferenza, della natura e della storia: tutte componenti alternative dell’esperienza umana».
In un’ottica cristiana, questo mondo “profano” non è indifferente ad una prospettiva religiosa, anzi è il luogo in cui si dispiega la storia della salvezza operata da Dio. Ancora Rahner, nel suo Letteratura e cristianesimo (San Paolo): «Da tutto questo materiale, il fattore religioso, cristiano ed ecclesiale non è affatto escluso».
Nei contributi che ci hanno accompagnato in questi mesi, spero con un certo interesse per il lettore, abbiamo provato ad indagare questa “non esclusione” del fattore religioso rispetto al mondo profano raccontato in quei libri particolari che sono romanzi. E abbiamo visto che, proprio nel raccontare storie “profane”, l’elemento religioso, nelle sue diverse accezioni, può emergere da un personaggio o da un dialogo, da una storia o da una situazione narrativa. Testimoniando, così, che c’è più di un «Dio tra le righe» della narrativa contemporanea.
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