venerdì 21 ottobre 2022
L'ordine del Signore è chiaro: almeno una coppia per ogni animale, puro o impuro. Sull'arca di Noè, dunque, le creature dovrebbero essere in numero pari ed è così che sembra quando ci si trova davanti a uno degli affreschi dell'Aula delle Monache nella chiesa milanese di San Maurizio al Monastero Maggiore. Realizzato da Aurelio Luini, il dipinto raffigura la solenne sfilata di elefanti e giraffe e dromedari e cigni e civette e leoni e liocorni, in un'allegra mescolanza di esotico e di domestico. Nella parte inferiore dell'affresco una coppia di gatti avanza sinuosa a pochi passi di distanza da due scimmie. Poi ci sono i cani, e qui viene il bello. Ce ne sono due che fanno il paio tra loro e uno che se ne va per conto proprio, unica apparizione dispari in tutto l'equipaggio. Come mai questa deroga? E perché a beneficio del cagnolino? Una delle figlie del patriarca si accovaccia intenerita verso di lui ed è questo indizio di familiarità a farci sospettare che il bastardino sia più di una comparsa. Noè non poteva non imbarcare il suo cane, non poteva venire meno al patto di fedeltà che, sia pure in proporzione minima, richiama l'alleanza di Dio con gli esseri umani. Oppure, chissà, quello ritratto è il cane del pittore. Il significato non cambia: è sempre l'amore a fare eccezione.
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