A volte succedono strani paradossi. Per esempio che un luogo di disperazione diventi scuola di speranza. O che chi possiede poco più di niente senta il bisogno di condividerlo con chi ha meno di lui. Sono le curiose, impopolari regole della matematica del Vangelo: il bene si moltiplica solo donandolo, dividendolo con gli altri.
La conferma arriva da una lettera inviata al Papa. Mittenti: gli “ospiti” dell'Italia solidale. Si tratta di una struttura che da oltre mezzo secolo accoglie detenuti agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunti a fine pena, si ritrovano senza riferimenti familiari e in difficoltà economica. No, nella missiva nessun appello, nessuna richiesta di aiuto, semmai una proposta, un'offerta di sostegno e condivisione. I “carcerati” chiedono infatti a Francesco di indicare alcune famiglie in difficoltà con cui festeggiare l'Epifania presso la struttura romana di Via Ardeatina 930.
L'idea – scrive nella lettera Mario Gattuso uno degli ospiti di Italia solidale – è quella di invitare queste famiglie a pranzo «con un menù semplice ma cucinato da noi con il nostro cuore. Ebbene sì anche i carcerati hanno un cuore e lei, santità, lo ha capito sin dal primo momento che ha deciso di andare a trovare i detenuti qui a Roma e in tanti viaggi». Inutile dire che il menù di domani sarà preparato con i prodotti coltivati presso la struttura. Oltre alla riconoscenza verso il Papa – aggiunge Gattuso – «con questo pranzo vogliamo offrire un segno di speranza a quanti come noi sono detenuti, con la convinzione che si possa cambiare guardando al futuro con fiducia». Perché nessuno è così povero da non avere qualcosa da donare agli altri.