I risultati elettorali dei Comuni, grandi o piccoli che fossero, m’hanno infuso una sensazione strana: siamo già al rinnovo, sembrava ieri? Il fatto è che quando dici “ieri” sembra d’aver dimenticato gli anni della pandemia, quasi come un limbo dove il mondo, apparentemente, si è fermato. C’è stata vita, però, anche in una stagione che ha portato morte. E i sindaci sanno quanto hanno combattuto per dirigere le proprie comunità e non lasciare indietro nessuno. Si dimentica, quasi come quando si è costretti a elaborare un lutto. Nelle scorse settimane sono stato a Visso, il paese marchigiano dei monti Sibillini devastato al terremoto del 2016. Sono passati quasi sette anni e mai avrei immaginato di vedere ancora il centro storico ferito, inagibile, in attesa di chissà quale progetto di ricostruzione. I fiori rossi di maggio spuntano di fronte alle casette provvisorie raggruppate in villaggi all’ingresso della città. Qualcuno è anche nato qui, altri si sono convinti a non andare via. Non lo hanno fatto i produttori del celebre “ciauscolo”, che vado a incontrare uno a uno, scoprendo che quel salame morbido che traduce “piccolo cibo” (companatico dei viandanti in transumanza), in certi casi ha cambiato nome giacché taluni non si riconoscevano nel disciplinare dell’Igp. Si chiama “Villanello” il prodotto di Antonio Cappa, che incontro con suo figlio in una costruzione che sarebbe dovuta essere provvisoria. E mi sorride, quasi come una persona che vuole rimanere in vita per affermare una resistenza identitaria e, in cuor suo, per rivedere la sua vecchia casa. E così Giorgio Calabrò, che invece è stato ospitato in una costruzione finanziata da Loro Piana, in una solida struttura in legno, sede della Compagnia Maestri Artigiani. Mi fa visitare il negozio e il laboratorio e ricorda quando nel 2016 andò a lavorare da alcuni suoi colleghi che avevano risposto al nostro appello in nome della Colleganza. Fabio e Lina hanno una pasticceria e un forno, l’Albero del Pane, dove sfornano il “Montanaro”, buonissimo. Sono emozionati quando mi salutano e il figlio Samuele, nel frattempo, ha vinto la Pizza d’Oro al Campionato nazionale di Cervia. Poi c’è Ginevra Coppacchioli, 27 anni, che produce vino a mille metri, nella frazione Cupi, con l’antico vitigno Vissanello. Da una crisi sono sbocciati dei frutti, simili a quei fiori rossi davanti alle case provvisorie. Ma quale scatto si attende ancora dalle istituzioni che dovrebbero procedere alla ricostruzione? Oppure, al pari del turismo che è sparito, si sta dimenticando anche stavolta?
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