«Il nuovo canto non si addice a uomini vecchi. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al Nuovo Testamento, che è il regno dei cieli. Tutto il nostro amore a esso sospira e canta un canto nuovo. Elevi però un canto nuovo non con la lingua, ma con la vita"». Le parole di Sant'Agostino ribadiscono la centralità della musica come strumento ideale per esprimere la lode al Signore e la condivisione profonda e comunitaria dei valori della "nuova" fede, così come ci viene testimoniato dall'antichissimo repertorio monodico di scuola romana (VI-XIII sec., anteriore dunque alle grandi riforme gregoriane e carolinge), immortalato dallo studioso e musicista Marcel Pérès e dalla formazione corale Ensemble Organum nel cd Incarnatio Verbi (pubblicato da Zig Zag e distribuito da Jupiter).
Uno spirito di novità e di giubilo che rilancia il messaggio di rinascita e salvezza proprio del Cristianesimo, di una religione che, partendo dalla Palestina, in breve tempo si è diffusa in territori lontani e diversificati tra loro per storia e cultura. Ma è nella Città eterna, dove sono stati perseguitati, uccisi e sepolti i Santi Pietro e Paolo, che si trovano le radici di quella che rappresenta una delle prime testimonianze liturgico-musicali della storia occidentale e che viene appunto chiamato "canto romano-antico", ricco di ornamentazioni e di passaggi sinuosi, con le sue inflessioni tipicamente mediterranee e i richiami orientali del repertorio bizantino, reso qui ancor più "roccioso" da un accompagnamento delle linee melodiche principali con note gravi tenute a mo' di bordone, a costituire uno dei primordiali esempi di polifonia.
Lavorando su un manoscritto risalente al 1071, Pérès e compagni hanno ricostruito alcune sezioni del "proprium" e dell'"ordinarium" delle quattro Messe che scandivano i riti della Festa della Natività (Vigilia, Mezzanotte, Alba e Giorno), in cui le cinque parti fondamentali di ogni "ordinaria" celebrazione eucaristica sono appunto arricchite da brani "propriamente" riferiti alle festività del Santo Natale; canti di arcaica solennità, carichi di una suggestione e di uno stupore che sembra non conoscere le leggi del tempo.
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