giovedì 2 novembre 2023
Milano, martedì 31 ottobre. Esco con il cane che sono passate le undici di sera. La zona è di movida, Halloween sta invadendo le strade. La festa inizia a mezzanotte, bande di ragazzi con la faccia truccata da zombie marciano ridendo, una bottiglia di birra in mano, verso i locali. Incrocio due fantasmi e una Sposa Cadavere, dall’omonimo film, con l’abito bianco e un velo viola calato sul viso. Sono molto allegri, sono molto giovani. Non sanno ancora molte cose. Se vi diverte tanto giocare con le zucche e le streghe, fate pure, mi dicevo in passato. Ma quest’anno è diverso. Nemmeno un mese fa una strage atroce, pianificata, bambini decapitati o bruciati, nei kibbutz israeliani. Oggi, migliaia di morti a Gaza: e poche ore fa una carneficina in un campo profughi a Gaza nord. Quanti morti, quanti bambini. Il web trabocca di miseri cortei funebri, sudari avvolti attorno a corpi straziati portati a braccia in fosse comuni. É una festa della morte questo 31 ottobre – ma di quella vera. Per questo
stanotte a Milano i ragazzi travestiti da scheletri mi sbalordiscono. Mi sbalordiscono le maschere da teschio sulla faccia, come fosse una cosa divertente. Ma non vedete quale guerra falcia vite, a migliaia, in Medio Oriente, e come cadono sotto alle schegge delle bombe, mutilati, i passanti? Non vedete i neonati esanimi fra le braccia delle madri? Non si vede terribilmente bene la morte, in questo ottobre 2023, in Israele, come in Ucraina? Sul Mediterraneo, o già in Europa? Lì dietro casa c’è una chiesa. Cioè, era una chiesa. Da anni è una ex piccola chiesa sconsacrata, un posto molto trendy. Quando ci passo davanti la sera allungo un’occhiata dentro: l’altare è lì, dietro hanno messo il bancone del bar. Nella struttura è rimasta una chiesa – ciò che dà al locale quel gusto trasgressivo. E stasera al Gattopardo è festa grande, i ragazzi in fila al portone sotto alle maschere macabre. Sulla facciata stanno appesi due scheletri. Nella sala si balla, si beve. Bisogna darci dentro, è Halloween. Uno sbalordimento: come stessi di fronte a due realtà contemporanee e incompatibili. In questo assedio ai margini dell’Occidente, minaccioso, ribollente, armato di missili a lunga gittata, avete ancora voglia, ragazzi, di giocare con la morte? Penso ai profughi di Gaza, penso ai giovani riservisti israeliani, studenti strappati ai master o alle vacanze e scaraventati nel deserto, il mitra in mano. Ragazze che magari stavano preparando la festa di nozze, ora in divisa ai posti di blocco, tese, pronte a sparare. Me li immagino quei soldati ventenni nei tramonti di Gaza, col sole che scende adagio nel mare, silenziosi: forse, tutto in un istante può finire? Leggo i nomi di alcuni dei caduti ieri: hanno 19 o 20 anni. Il più vecchio, 21. Così uguali ai nostri figli. Penso a uno dei miei, quello bruno, che potrebbe essere palestinese come israeliano. Quei giovani corpi inerti a Gaza portati via nelle lenzuola. Scaccio l’immagine dagli occhi, tanta morte è insopportabile. Eppure quanti a Milano, stanotte, non la vedono, ci giocano, ci si trastullano. Alle due mi affaccio al balcone: lazzi, risate, fantasmi che barcollano, Porsche Cayenne che corrono via ruggendo lungo corso Sempione. Correndo troppo. All’alba, sul viale Forlanini tre auto si schiantano. Due ventenni morti, una decina di feriti. Un guidatore era ubriaco. Le ambulanze soccorrono dei giovani con la faccia dipinta da zombie, in lacrime. Come se la morte, ignorata, schernita, avesse preteso un suo tributo. Penso ai genitori che all’alba troveranno il letto vuoto, e la voce fredda della segreteria telefonica sul cellulare del figlio. 31 ottobre 2023, Milano, nessuna guerra. Morire assurdamente, la faccia dipinta da teschio, in una notte chiassosa, distratti. Dimentichi di chi è davvero, la morte. © riproduzione riservata
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