«Guarda \ questa conchiglia: è il lavoro di una fata.» Mi è tornato in mente questo verso semplicissimo e svelante del poeta inglese John Keats, una sera. A cena, in giardino, mi accorsi che mia moglie Teresa fissava qualcosa a mezz'aria, concentrata e un po'incantata, come a volte le accade. Quando accade significa che sta scrutando una forma che in quel momento scopre fonte di meraviglia, pur conoscendola da tempo. Era così, infatti. Disse: «Il mondo di sopra e il mondo di sotto sono uguali. Guarda quella gardenia, bianca, sbocciata stamattina. Poiché è nata proprio vicinissima alla conchiglia bianca da sempre appesa a quel ramo, ora mi accorgo che hanno lo stesso disegno». L'affinità tra le due forme era strabiliante. Raramente sappiamo scorgere l'affinità tra forme diverse del creato. Il disegno della gardenia è lo stesso della conchiglia. C'è fraternità, in natura. Dobbiamo riscoprirne il miracolo. Keats lo vide fulmineamente: una mano non umana ha disegnato la conchiglia. Alcune etnie aborigene del continente australiano credono che il disegno della conchiglia conduca al divino. In questo senso quegli uomini sono più attenti di noi, più capaci di cogliere il mistero e la perfezionedel creato.
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