Se regalare un fiore è un gesto d’amore sempre più raro, donare un giardino immenso dopo averlo coltivato per anni, è fuori catalogo. Il signor Kuroki l’ha fatto per la moglie. Perché potesse sentire con il naso quello che non vede più con gli occhi.
Tra i ricordi più belli che ho conservato del Giappone c’è questa storia. Profumata, dal 1956, quando i signori Kuroki si sono sposati. A Shintomi, un paese nella campagna dove hanno vissuto sempre, lavorando nei campi. Poi, a 52 anni, la signora Kuroki si è ammalata di diabete, e ha perso la vista. Da allora si è chiusa in casa, depressa, negandosi anche il privilegio di immaginare la vita. Ma il signor Kuroki non si è arreso. Aveva un piccolo giardino di fiori shibazakura, petali di muschio rosa. Se sua moglie non poteva più vedere il mondo, ne avrebbe sentito almeno il profumo. Così di fiori ne ha piantati altri, migliaia. Li ha innaffiati per anni, con cura, ogni giorno. Allargando il giardino anche dove prima coltivava la verdura e la frutta: solo fiori rosa, fino all’orizzonte.
Lei non vede, ma sente tutto. Ora esce di casa, arrossisce orgogliosa di fronte ai complimenti per i suoi fiori meravigliosi. E soprattutto adesso sorride. Di certo conosce quel detto orientale che contiene tutto: «Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere, e i fiori per avere una ragione per cui vivere».
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