Con il film di Fiorella Infascelli, Era d'estate, in onda ieri sera su Rai 1, si è chiusa la settimana televisiva dedicata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i magistrati del pool antimafia uccisi venticinque anni fa a Palermo, vittime, con le loro scorte, delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, nel maggio e nel luglio del 1992. Il film ricorda l'estate del 1985, quella in cui i due magistrati siciliani, con le loro famiglie, per motivi di sicurezza, furono costretti a una permanenza forzata all'isola dell'Asinara, in Sardegna. Ma il momento centrale delle rievocazioni è stato il programma di Fabio Fazio, martedì 23 su Rai 1: una sorta di rito civile in diretta dai luoghi stessi degli attentati con la partecipazione di ospiti istituzionali e attori. Una buona rievocazione, decisamente da servizio pubblico, che ha ottenuto un ottimo riscontro a livello di ascolti (oltre quattro milioni e duecentomila telespettatori con uno share vicinissimo al diciannove per cento). A dimostrazione che al pubblico televisivo si possono proporre anche serate impegnate e impegnative e non solo di pura evasione. Ad aprire e chiudere la settimana è stato, invece, un documentario di Alessandro Chiappetta con la regia di Graziano Conversano, Giovanni Falcone - C'era una volta a Palermo, andato in onda lunedì 22 in prima serata su Rai Storia e sabato 27 in seconda serata su Rai 1 per il ciclo “Diario civile”. Un prodotto interessante, nella realizzazione (tra docu-fiction e inchiesta tradizionale) e nei contenuti, che ci ha raccontato molto di Falcone, ma anche di tutti coloro che gli hanno fatto il vuoto intorno o addirittura lo hanno osteggiato. Di Falcone abbiamo capito il metodo investigativo e le capacità strategiche, riconosciute in tutto il mondo, ma non in Italia. Tanti i testimoni che hanno ricostruito la vita e raccontato il proprio rapporto con il magistrato siciliano: dalla sorella Maria agli ex giudici del pool antimafia, dall'ex Sostituto procuratore di Palermo, Giuseppe Ayala, al presidente del Senato, Pietro Grasso, ai giornalisti che più da vicino seguirono gli anni dello stragismo mafioso. Dal documentario di Rai Storia abbiamo anche appreso che alla fine del soggiorno forzato all'Asinara a Falcone e Borsellino fu presentato il conto per le spese di vitto e alloggio.
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