Promette bene la serie di video "Iconografia cristiana" della quale hanno appena pubblicato la prima puntata il canale YouTube "Sangabrieledol" ( bit.ly/2QJRZkm ), il blog "Fede 2.0" ( bit.ly/2R5iYpz ) e l'omonima pagina Facebook. Gli uni e l'altra fanno capo a un gruppo di amici e collaboratori di don Luigi Maria Epicoco, del quale diffondono online l'attività. In questo video di meno di tre minuti il punto di partenza è il marchio di un popolare amaro che vanta di avere radici nella Bassa Sassonia: quello che sopra al nome esibisce una testa di cervo «con una croce splendente tra le corna». Il sito ufficiale del liquore alle erbe dichiara esplicitamente che ci si è rifatti alla leggenda di sant'Uberto, patrono dei cacciatori: l'amaro sarebbe nato per un loro brindisi. «Cosa c'entra il logo del noto amaro con un canale cristiano?», recita l'incipit del video. Segue una breve ma esauriente lezione, riccamente illustrata, sulla frequente presenza del cervo nell'iconografia cristiana, sin dagli affreschi delle catacombe, dove il riferimento è al salmo 41-42: «Come la cerva anela ai corsi d'acqua...», e allo stesso Cristo, vittorioso su Satana come il cervo sui serpenti. Anche «l'annuale rigenerazione del palco» delle corna dei cervi è stata spesso associata, prosegue il video, «al concetto di resurrezione». Infine si cita la nutrita serie di santi ritratti insieme a un cervo, che comprende anche il cacciatore, poi vescovo, Uberto (VII-VIII secolo). L'idea chiave del video sta nella frase conclusiva: «La prossima volta che vi capiterà di bere» questo amaro «ricordatevi di quanto è bella quell'immagine lì». Che traduco così: questo amaro, diversamente da qualche suo concorrente, non si è mai richiamato ai monasteri per promuovere la propria immagine, ma anzi evoca – aggiungo io – una certa aura di trasgressione. Eppure porta un segno cristiano. Dunque, impariamo a riconoscere e valorizzare tali segni anche là dove il contesto che li utilizza è del tutto secolarizzato.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: