L’enoturismo segna un successo e l’Italia è il primo Paese al mondo, ma il bello di queste soste è quando ti lasciano qualcosa che ha il sapore dell’incontro. Maria Emma Vigna, ottantenne, ci ha cucinato le frittatine d’erbe mentre raccontava quando, appena sposa del marito Mario Cossetti, al timone di un’azienda vitivinicola, venne a vivere a Castelnuovo Belbo. Ma proprio nei primi giorni di matrimonio ricevette la nomina a maestra ad Asti. Al ché la suocera le disse: «Ma come pensa di conciliare il lavoro di maestra con quello di moglie? Chi prepara il pranzo al marito?». Fu così che Maria Emma lasciò l’insegnamento. Ma lo fece con letizia, mentre oggi mettere in discussione una cosa del genere sarebbe un dramma. Si beve un sapido Viogner del Monferrato e si discute fra di noi arrivando a una considerazione: si vede che la promessa d’amore fra due persone era più grande di qualsiasi altra cosa. E non è scontato oggi, dove molte coppie allontanano l’assunzione di responsabilità, magari la nascita di un figlio, per la paura di perdere chissà quale indipendenza. L’enoturismo è diventato l’evoluzione dell’agriturismo dei primi anni Ottanta e la discriminazione di scelta sta in chi sfrutta una struttura per creare un “mangificio” (e ce ne sono tanti) e chi comunica una storia. Nei giorni scorsi sull’enoturismo si è scatenata una tempesta in un bicchier d’acqua fra l’ex ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, che firmò la legge sul turismo del vino del 2019, e una deputata di Fratelli d’Italia, intenzionata a proporre una nuova legge, che di fatto abrogherebbe la precedente. Nella neo proposta consegnata alla Commissione Agricoltura si allargherebbe la platea dei soggetti comprese le cantine cooperative e i loro consorzi. Tutti con l’obbligo di avere almeno un diploma da sommelier. Ora, se fa piacere questa attenzione a un settore in crescita, sembra tuttavia che ci sia la corsa a mettere il cappello su qualcosa di vincente. E il vino rappresenta questo. Ma intanto ci sarebbe da guardare che cosa succede negli alberghi, le cui camere in località turistiche, in tanti casi, hanno raggiunto prezzi spaventosi, col risultato che a luglio sono state disattese molte presenze in note località balneari. È così difficile scoprirne le ragioni? Gli italiani hanno meno soldi, a quanto pare, se è vero che un milione di persone non riesce più a pagare le rate di mutui e prestiti per 15 miliardi di euro. Ora, chi si occupa di questa dicotomia fra domanda e offerta? Che fra l’altro penalizza i lavoratori pendolari, impossibilitati a pernottare in certi mesi dell’anno?
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