giovedì 28 marzo 2024
AMilano in via Lessona, a Quarto Oggiaro, c’è una lapide ai caduti della Resistenza. Ce ne sono tante in città, quasi nessuno le guarda ormai. Ma leggo che si parla di due fratelli. Vittorio e Giovanni Padovani: morti nel’43. Vado sul web a cercarne le storie. Vittorio, del 1925, occhi decisi, e Giovanni, 1924, bruno, pensoso. Saliti in montagna poco più che bambini. Caduti a 18 e 19 anni. Il 28 aprile ’45 a Milano in piazza Firenze, ha scritto il comandante partigiano Giovanni Pesce, una folla festante assisteva al ritorno dei combattenti dalle montagne. In prima fila una coppia si sporge ansiosa: cerca i suoi figli. Scorrono a centinaia i partigiani, ma Vittorio e Giovanni non ci sono. «Li conoscete? Sapete dove sono? Sono via da 18 mesi» chiede a tutti, insistente, la madre. Nessuno sa. Finalmente un partigiano con una mitragliatrice Bren sulla spalla sente, si ferma davanti ai due, tace. Non ha il coraggio di parlare. «Sono morti in battaglia, nel novembre del ΄’43», mormora infine. La madre si accascia. Come, dove, domanderanno poi i genitori, disperatamente. Vittorio e Giovanni: solo quei due sanno i pianti in culla, i primi passi, i giochi, il primo giorno di scuola. Solo loro sanno cos’erano, quei figli. Una lapide, oggi, dove abitavano. Quei ragazzi, le facce adolescenti e fiere. Ma io ora me li immagino bambini - e ne ho tenerezza, come di due figli persi.
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