Offrire a Cristo ciò che abbiamo, soprattutto il nostro piccolo amore tutto umano, significa moltiplicarlo, renderlo degno della presenza di Dio nella storia. Questo il prezioso e potente messaggio che viene da san Siro, il primo vescovo di Pavia, che, secondo la tradizione sarebbe stato quel giovanetto che portò a Gesù i pani e i pesci che poi sfamarono la folla sulla riva del lago di Tiberiade. Si tratta in realtà di un racconto leggendario, riportato dall’autore del «De laudibus Papiae», uno scritto del 1330 derivato forse dalla «Vita di san Siro» risalente all’ottavo secolo, perché secondo le fonti storiche, in realtà, il protovescovo pavese sarebbe vissuto intorno al IV secolo. Tuttavia, il riferimento all’episodio evangelico è un prezioso richiamo alla necessità di sapersi fidare e affidare a Cristo. Come il giovane diede quello che aveva a Gesù, che lo trasformò a sua volta in un dono per molti, così i cristiani sono chiamati a fare con ciò che possiedono, a partire dalla fede stessa. Uno stile nel quale la Chiesa pavese dichiara di riconoscersi affermando la propria devozione a Siro – il cui nome probabilmente è segno di radici orientali –, il quale sarebbe arrivato in Italia seguendo san Pietro e san Marco. Venne poi ordinato vescovo da Ermagora, primo pastore di Aquileia, che lo mandò a evangelizzare il nord Italia. Divenne poi pastore di Pavia, nella cui Cattedrale oggi si trovano le sue reliquie.
Gli altri santi. San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, veggente di Guadalupe (1474-1548); beato Bernardo di Gesù Silvestrelli, religioso (1831-1911).
Letture. Romano. Is 30,19-21.23-26; Sal 146; Mt 9,35-10,1.6-8. Ambrosiano. Ez 35,1;36,1a.8-15; Sal 147; Eb 9,11-22; Mt 21,28-32. Bizantino. Gal 4,22-27; Lc 8,16-21.
t.me/santoavvenire
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