Quanto vale la notizia della morte, a 98 anni, di Jacques Delors? La sua collocazione in pagina potrebbe spiegare quanto, per le redazioni, conti oggi l’Europa, quale immagine ne custodiscano e restituiscano ai lettori. A Delors dobbiamo (in ordine sparso) Schengen e l’euro, Maastricht e l’Erasmus; insomma l’Europa come la conosciamo oggi e un tempo non fu, prima che qualcuno la immaginasse. (Tutte le citazioni sono del 28/12).
Interessante che sia il “manifesto”, che gli dedica appena un colonnino di spalla, a usare per lui proprio la parola «immaginazione» e, citando Pascal Lamy, definisca Delors «contemporaneamente architetto e muratore». Per il “Corriere” fu «il visionario che costruì l’Europa unita», mica roba da poco. Mario Monti, intervistato da Federico Fubini, parla della «stagione miracolosa di cui fu raffinato regista» di un uomo dal talento «insieme umile, scaltro e audace». Il “Corriere” gli dedica una pagina intera. Delors muore lo stesso giorno del tedesco Wolfgang Schäuble e la “Stampa” dedica mezza pagina ciascuno, affiancandoli: «Addio ai grandi europeisti».
Per la “Repubblica”, che con Serenella Mattera intervista Enrico Letta, fu «l’uomo che seppe riconciliare l’Europa». Da qui in poi è un allegro caos. Il “Fatto” lo relega in una breve in ultima pagina. “Libero” apre con Schäuble e piazza Delors di taglio basso con toni sprezzanti: «Il socialista francese che contribuì a fregarci con l’euro». Stesso tono anche per la “Verità” ma per Schäuble: «Addio al falco tedesco che spennò i greci», con Delors confinato in un modesto riquadrato.
Scelta analoga per il “Giornale”: Delors, una breve di piede, vale assai meno di Schäuble che peraltro compare due volte, in una breve a pagina 21 e in economia a pagina 23, forse per una fatale distrazione: succede. In sintesi: Delors è stato visionario – nel senso di dotato di grande immaginazione – riconciliatore, padre dell’Europa e papà dell’euro, architetto e muratore assieme. Ma per alcuni il suo rilievo, oggettivamente enorme, è inferiore a quello del ministro tedesco. E poi c’è chi insiste a dire che i giornali sono tutti uguali...
Dopo tre anni, questa è l’ultima puntata di Press Party. Ogni rubrica è effimera, corta o lunga che sia la sua durata. L’importante è che intensa resti la passione per l’informazione.
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