Uniti si vince, o almeno ci sono molto più probabilità di riuscire a farlo. Anche nell'agroalimentare. In un momento certamente travagliato per il comparto – fra Brexit, intese internazionali e tensioni sui mercati –, fanno pensare positivamente due iniziative che sono passate un po' in secondo piano e che nascono proprio dal sistema agricolo europeo. Certo, da decenni in Europa esiste il Copa-Cogeca che raccoglie tutte le organizzazioni agricole presenti nell'Ue. Associazione importante, ma forse non così incisiva come dovrebbe essere. E come vogliono appunto essere due creature nate dalla vitivinicoltura e dal comparto dell'irrigazione.
Qualche giorno fa, in Francia, a Bordeaux, le organizzazioni della filiera del vino, per la prima volta tutte insieme, hanno dato vita ad una conferenza unificata alla presenza del commissario Ue all'Agricoltura. Tutti insieme hanno chiesto che la politica dell'Unione in materia di vino non cambi di una virgola. A diffondere la notizia fra gli addetti al settore in Italia è stata l'agenzia Winenews, che ha spiegato come la coalizione sia dovuta alla consapevolezza delle difficoltà alle quali si sta andando incontro. Un simile approccio pare vi sia nel Regno Unito dove le due organizzazioni di filiera, la The United Kingdom Vineyards Association e la English Wine Producers, hanno deciso di unirsi per costituire un solo corpo che rappresenti gli interessi di tutto il settore, e che faccia da portavoce delle sue istanze a livello locale, nazionale ed internazionale.
Sul fronte della gestione delle acque si sta pensando ancora più in grande. In Portogallo, pochi giorni fa, è stata siglata la «Dichiarazione di Santarem» a sostegno dell'irrigazione. Non un semplice accordo e basta. Qualcosa di più che è stato indicato come una sorta di lobby dell'acqua che ha anche un nome: «Irrigants d'Europe». Nel gruppo vi sono quattro associazioni di Francia, Spagna, Portogallo e Italia (con l' Anbi, Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque Irrigue). «Irrigants d'Europe» (che si dice aperta alle prossime adesioni di Grecia, Cipro, Malta), non è poca cosa visto che rappresenta già oggi circa 7,7 milioni di ettari, pari al 75% della realtà irrigua nel Vecchio Continente, avrà sede a Bruxelles e soprattutto un obiettivo: essere interlocutore privilegiato delle istituzioni europee nei settori dell'irrigazione e della gestione idrica. Una voce sola, dunque. Che nasce non solo dall'esigenza di trovare risorse, ma anche dalla consapevolezza che di fronte ai mutamenti climatici occorre cambiare registro di comportamento. Un cambio di passo che vale un po' per tutti.
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