Si prenda un giornalista stimato e impegnato, di un’«evidente ma non invadente cultura cattolica praticante»; lo si faccia reagire con un account Instagram «senza stile studiato a tavolino, né analisi o tattica comunicativa, però prodotto dal cuore, sempre»; si immerga il tutto nel contesto della recente pandemia e infine lo si lasci riposare un po’ prima di sottoporlo alle analisi di un autorevole team di esperti delle relazioni tra Chiesa e comunicazione. Sono gli ingredienti di un’alchimia digital-ecclesiale che merita di essere raccontata. Il giornalista è Salvatore Di Salvo, collaboratore del “Giornale di Sicilia” e direttore di “Radio Una Voce Vicina in Blu”. Il 24 gennaio è uscito, per i tipi di Apalós, un suo libro, La comunicazione cristiana nei social (sul canale YouTube WebMarteTV bit.ly/42IvEa5 il video integrale della presentazione del 2 febbraio, a Carlentini, nella Chiesa Madre gremita), che a tratti si presenta come un compendio sul tema che il titolo annuncia, e a tratti appare piuttosto una sorta di flusso di coscienza. «È stato come se ogni mio ricordo in questi quarant’anni di attività giornalistica (…) mi facesse sentire la necessità di una mia personale rilettura del tema riguardante la comunicazione e in cuor mio sentissi la necessità di riportare i miei ricordi, la mia esperienza e le mie riflessioni (…) sotto una forma indelebile, consultabile e a disposizione del prossimo», scrive l’autore in una “Nota” iniziale. Il saggio, intestato alla frase di papa Francesco «Internet è un dono di Dio», è poi circondato da brevi contributi che reagiscono all’una o l’altra delle sue pagine, ognuno secondo la propria personale prospettiva; la prefazione e la postfazione sono di padre Francesco Occhetta e di Vincenzo Varagona.
Una storia a forma di spirale
Un libro che sembra una spirale. Al cui centro si incontra, sorprendentemente, un account Instagram: quello di Sabrina Fugazza (bit.ly/3OIOacR). Vive a Pavia e nel libro si presenta così: «Da circa vent’anni mi occupo di questioni amministrative e di progettualità nell’ambito della mia congregazione religiosa, dove il fondatore che amo e per il quale opero ogni giorno è un professore di carità: san Luigi Orione». Questo account non spicca per le visualizzazioni e neppure per il numero dei follower, che non arrivano a 500. Le immagini e i testi che le accompagnano (spesso delle citazioni), alternano contenuti esplicitamente religiosi ad altri di diversa natura, con libertà e senza alcuna pretesa di comunicare altro che sé stessa. «Tutto è iniziato per caso, vedendo un’immagine che mi ispirava un pensiero, il pensiero richiamava una citazione (…) Bellissimo!», scrive ancora nel libro, che riporta alcuni di questi suoi post e li fa brevemente commentare in chiave spirituale a due sacerdoti, don Luca Roveda (di Pavia, parroco e agiografo) e don Arturo Grasso (di Catania, giornalista).
Salvatore Di Salvo spiega di aver incontrato Sabrina Fugazza ricevendo nel periodo del lockdown, via WhatsApp, la sua richiesta di diffondere una preghiera «contro l’epidemia» scritta appunto da don Luca Roveda e rivolta ai santi pastorelli di Fatima, al loro tempo colpiti «dalla terribile epidemia di febbre spagnola». Mentre la preghiera «a oggi è giunta fino al santuario di Fatima, tradotta in diverse lingue e recitata dai fedeli», quel contatto «è stato la scintilla che ha ispirato» il libro, giacché Di Salvo ha riconosciuto in quell’account «la prossimità del messaggio, dove internet diventa “conquista per conquistare” l’altro, e soprattutto vicinanza e condivisione».
Genuinità comunicativa
Quanto a Fugazza, le parole con le quali, nel libro, spiega l’«incantesimo della [sua] comunicazione» – trovandogli anche un colore, il viola – sono tutte da ascoltare, come modello di una genuinità comunicativa che spesso sui social sembra smarrita. «Non sono un’influencer né una giornalista», dice: ogni suo post vuole essere semplicemente una «carezza emotiva digitale». Si definisce «impopolare» per le tematiche che mette in luce, e confessa di emozionarsi «quando un post “creativo” e incomprensibile agli occhi degli altri» riesce «a suscitare interesse anche solo in un’unica persona», perché vi si rispecchia. E quando, «con un poco di coraggio, vedendo che nessuno scriveva cose sgradevoli», ha «creato qualche post spirituale», l’ha fatto sperando di «lasciar emergere quella parte di umanità e di verità che è presente in ciascuno di noi e che a volte, per diverse ragioni, nascondiamo per proteggere».
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