
Un anniver-sario può fornire l’occasione giusta per verificare quello che la tv offre su un personaggio. Nel caso specifico un letterato. È così che, ricorrendo in questi giorni i cento anni dalla consegna a Piero Gobetti del manoscritto di Ossi di seppia il 4 aprile 1925 e della successiva pubblicazione a giugno, apprestandoci inoltre ai cinquant’anni dall’annuncio del Premio Nobel (ottobre 1975), siamo andati a vedere cosa si trova su RaiPlay a proposito di Eugenio Montale. Non poco per la verità. Nella serie Poeti e scrittori italiani del Novecento, che comprende anche Saba, Ungaretti, Penna, Caproni e Pasolini, compare un interessante documentario a firma di Gianni Barcelloni e Gabriella Sica. Tra I grandi della letteratura italiana è invece il bravo Edoardo Camurri ad accompagnarci alla scoperta del poeta nato a Genova nel 1896. A disposizione anche un’intervista realizzata da Romano Battaglia dal titolo Eugenio Montale, una poetica priva di illusioni, oltre a un servizio tratto da Linea Blu sul «Parco letterario Eugenio Montale» alle Cinque Terre. Sulla piattaforma s’incontra anche la docuserie Ossi di seppia, come appunto il titolo della prima raccolta montaliana, anche se si tratta di ben altro, ovvero di frammenti di archivio della Rai, che, come la cartilagine dei molluschi marini che galleggia e poi viene sbattuta a riva, riportano alla memoria eventi che non vanno persi nel mare mediatico. Da qui il sottotitolo Il rumore della memoria attribuito a questa serie che raccontando fatti di cronaca è stata la prima non fiction in esclusiva su RaiPlay. Sempre in rete, digitando Rai Cultura e Montale su un motore di ricerca, si rintraccia uno speciale con ben undici video tra cui Eugenio Montale si racconta nel quale il poeta legge i suoi versi, oppure un altro dove a leggerli e commentarli è la scrittrice Maria Grazia Calandrone. Ma il video forse più interessante è quello in cui la poetessa Maria Luisa Spaziani (che il poeta ligure soprannominò Volpe) racconta come Montale avesse un senso umoristico straordinario e fosse in privato divertente e paradossale. In realtà, che non fosse quel personaggio grigio di cui molti dicevano si capisce anche da alcune affermazioni contenute nei documentari: da lì traspare l’ironia e la simpatia di un uomo solo all’apparenza serioso. Ovviamente, tutti i video in questione non trascurano la poetica, ovvero l’idea di poesia di Montale, tanto che si possono consigliere anche agli studenti per un primo approfondimento, ferma restando l’importanza dello studio sui libri. In ogni caso la loro visione ci supporta nel ribadire che il documentario è il genere che più si addice alla tv. Per la Rai può anche essere un suggerimento vista la scarsa qualità dei nuovi programmi di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, ad eccezione di uno, un documentario appunto: Federico Faggin - L’uomo che vide il futuro.
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