Una delle antifone che vengono più ripetute in questo tempo di Pasqua ci serve da potente contrafforte per la fede. Essa recita: "Resurrexit sicut dixit". Gesù è risorto come aveva promesso. Nell'evento pasquale abbiamo così la conferma della Parola dello stesso Cristo, nella quale possiamo depositare la nostra intera fiducia. L'apostolo Paolo vuole ricordarci proprio questo, quando afferma che se Cristo non fosse risorto rovinerebbe tutto l'edificio del cristianesimo. In tal senso, questa antifona va considerata come il festivo fondamento della nostra gioia, la leva della nostra speranza. È anche bello, però, pensare alla variazione che un copista medievale introdusse, forse per errore, forse per uno sforzo di approfondimento teologico. Davvero Dio scrive dritto sulle nostre povere righe storte.
Un amanuense scrisse: "Resurrexit sicut dilexit". È risorto come amò. È risorto non unicamente come aveva predetto ai suoi discepoli, ma secondo la costante qualità del suo amore. È importante connettere l'ermeneutica della Risurrezione all'amore, dal momento che questo è una chiave necessaria per illuminare il mistero. A quel Figlio «obbediente fino alla morte, e morte di croce» Dio rimane fedele con tutto il suo amore. E amare è dire all'altro: tu non morirai. È questa la garanzia di Dio, il suo gesto definitivo che ri-crea la storia.
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