sabato 13 novembre 2021
Ètroppo lenta la transizione verde delle città italiane, nonostante la nuova coscienza ambientalista. Lancia un allarme in controtendenza Legambiente, che con il Rapporto "Ecosistema urbano 2021" riporta ogni prospettiva green alla cruda realtà dell'attuale gestione ambientale. Mostrando numeri «per certi versi impietosi», secondo il presidente nazionale dell'associazione Stefano Ciafani. Dal 1994 Legambiente indaga sulle performances ambientali dei capoluoghi di provincia, basandosi su 18 indicatori misurati in 5 settori: ambiente, aria, acqua, mobilità e rifiuti. Qualche esempio? La quantità media di alberi e i metri di piste ciclabili per cento abitanti, la percentuale di acqua potabile persa dalla rete idrica, la media di viaggi effettuati sui mezzi pubblici per abitante. Nel Rapporto, il primato di città più sostenibile è conquistato per il terzo anno consecutivo da Trento che brilla nell'indice del consumo di suolo, incrementa costantemente la raccolta differenziata che oggi supera l'83% dei rifiuti e abbatte di anno in anno i livelli di NO2 e PM10. Molto interessante è la performance di Reggio Emilia che negli ultimi quattro anni è passata dal 24° al 2° posto grazie allo spazio-record riservato ai pedoni e alle bici e alla gestione del ciclo dei rifiuti, di cui ben l'84,7% viene riciclato. Al terzo posto Mantova, seguita dalla sorprendente Cosenza: l'unica città meridionale tra le prime dieci. Analizzando la media delle performances delle città capoluogo, segnali confortanti giungono rispetto all'aumento della raccolta differenziata e allo sviluppo di piste e infrastrutture ciclabili. Ma si tratta, per Legambiente, delle uniche note positive di un'Italia in cui mancano politiche locali coraggiose sul fronte ambientale. Una grande chance di recupero è offerta ora dal Pnrr: i sindaci dovranno gestire nei prossimi 5 anni - come "soggetti attuatori" del Piano - quasi 50 miliardi di risorse comunitarie, di cui una parte molto rilevante è dedicata proprio all'economia circolare e alla mobilità sostenibile. Il punto debole di questa sfida è il deficit di project management delle amministrazioni comunali, povere di competenze di progettazione e ancor meno incentivate dai meccanismi pubblici verso l'innovazione. Solo i sindaci che riusciranno a colmare questo gap in tempi brevi, potranno proiettare le città nell'era della sostenibilità. Offrendo ai concittadini quella qualità della vita, sulla cui importanza la tragedia della pandemia ci ha aperto gli occhi.
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