giovedì 19 novembre 2020
L'inizio dell'estate del 2020 è stato per me drammatico. E per dirla tutta non solo l'inizio, visto che la cosa è andata avanti per una quarantina di giorni, fino alla fine di luglio. Ma andiamo con ordine. A un certo punto, praticamente senza alcun "preavviso", ossia senza che nessun campanello d'allarme si fosse messo a squillare, ho iniziato a fare più fatica a deglutire, a bere, un po' anche a respirare, cose che per chi ha la Sla non sono bei segnali. Lì per lì, nonostante ciò, non ho dato peso: le temperature si erano parecchio alzate e io ho sempre patito il caldo in maniera quasi ridicola, nel senso che mi ha sempre messo a terra, e non ne parliamo adesso che sono malato. In cuor mio sapevo infatti che si trattava di resistere solo qualche giorno, dato che a fine mese sarei partito per il nord della Germania, ospite dei soliti amici, e lì avrei trovato temperature decisamente più miti così che tutto sarebbe andato a posto.

Ma in realtà la temperatura non c'entrava niente. E all'inizio di luglio le cose sono andate via via peggiorando, tanto che quasi non riuscivo neanche più a bere. Non parliamo di ingoiare cose solide, medicine comprese. «Ecco, mi sa che sei arrivato al capolinea», mi dicevo un po' demoralizzato mentre andavo avanti a pappette liquide e frullati, le sole cose che riuscissi a mandare giù, e pure a fatica. Poi, ancora una volta senza preavviso, le cose sono piano piano tornate alla normalità. Parlo della mia "normalità", ovviamente. O quasi. E alla fine agosto quell'incubo vissuto solo poco prima era già un ricordo lontano. Riuscivo di nuovo a ingoiare quasi come prima, a bere e a mangiare quasi come prima. Troppi quasi? Forse, ma obbligati. Perché che fossi peggiorato era indubbio, e non è solo per eccesso di precauzione che la mia dieta è diventata un po' più attenta: bocconi più piccoli, cibi più "soffici" e meno – molto meno – impegnativi dal punto di vista della masticazione, così da eliminare anche quella fastidiosissima e pericolosa tossetta che di quando in quando mi prende quando mangio, stuzzicata magari da qualcosa che mi raschia in gola (in realtà, come ho imparato, non si tratta di tosse vera e propria, ma di cloni dei muscoli della gola, movimenti automatici che, come per gambe e braccia, partono da soli per una posizione scomoda, o uno sforzo, una sollecitazione). Adesso mi sento molto meglio. Ripeto, nel complesso rispetto a cinque o sei mesi fa sto peggio, sì, ma poi neanche troppo. Le gambe sono più deboli, la testa ciondola in modo più vistoso, ma ancora tengo. Fino a quando non lo so, ma tengo.
(42-Avvenire.it/rubriche/Slalom)
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