«Certe notti la macchina è calda. E dove ti porta lo decide lei. Certe notti la strada non conta. E quello che conta è sentire che vai. Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei. Certe notti somigliano a un vizio. Che tu non vuoi smettere, smettere mai…». È così. Certe canzoni sono fatte di vento, ti entrano dentro, lasciano i pensieri in tempesta e appena si allontanano, ti mancano. Perché tutti abbiamo viaggiato, perché le abbiamo attraversate quelle «notti coi bar che son chiusi. E al primo autogrill c’è chi festeggerà». E perché «ci vediamo da Mario, prima o poi» è il nido caldo di cappuccino e brioche che nessuno può aver evitato da giovane nelle sue albe stropicciate. «Certe notti sei sveglio. O non sarai sveglio mai». La vita, le occasioni, il caso che capita e ti segna per sempre: «Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c’è. Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te». È bello accorgersi che «Certe notti» di Ligabue compie 30 anni, e sembra una canzone scritta domani. C’è dentro la nostalgia, e posti che chiunque ha visitato. Dove non è successo niente, e si immagina tutto. C’è il tempo che passa, i ricordi che ci vengono a trovare, il buio prima della luce del giorno, quando tutto si sgonfia come un soufflé tirato fuori dal forno. Non serve aver paura. «Tanto Mario riapre, prima o poi».
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